Francesco Postorino: etica, estetica e liberalismo in Carlo Antoni (Huffington Post)

di Simone Oggionni, del 29 Novembre 2016

Francesco Postorino

Carlo Antoni

Un filosofo liberista

Il lavoro di Francesco Postorino è denso di suggestioni e sollecitazioni cogenti. Carlo Antoni. Un filosofo liberista ha infatti il merito di restituire piena dignità storiografica a un personaggio cruciale del primo Novecento italiano, forse troppo a lungo disperso nel suo rapporto, pure imprescindibile, con l’ingombrante figura di Benedetto Croce. 

Sebbene in una dialettica costante con l’elaborazione del maestro, la figura del filosofo viene liberata dai pregiudizi che l’avevano consegnata a una ingenerosa marginalità nazionale ed europea, per recuperare piena autonomia e rilevanza nel panorama intellettuale passato e contemporaneo. 
L’opera filosofica e politica di Antoni viene meritoriamente ricostruita dal giovane studioso con una perizia filologica mai feticistica, ma sempre attenta a cogliere l’attualità degli interrogativi e delle inquietudini antoniane. Una tale attenzione alle sfumature e alle contraddizioni è forse il tratto più interessante che si ravvisa nel testo di Postorino, che ci consegna un Carlo Antoni inedito e espressione di un liberalismo eterodosso quanto sofferto. 
Così un’estetica nella quale forma e contenuto sono inscindibili nella loro sustanzialità diventa luogo d’espressione non riservato all’artista, ma democraticamente accessibile a chiunque sia attraversato dal desiderio di dare espressione alla propria esperienza mondana. La riflessione sull’arte che Antoni compie ruota intorno a un fulcro: nella modernità contemporanea l’uomo è esposto al condizionamento perturbatore della tecnica dominata dal sentimento dell’utile. 
Questo è il tratto distintivo della sintassi capitalistica. La precarietà emotiva e la spersonalizzazione dell’individuo soverchiato dai mezzi funzionali privano ogni gesto creativo di quella gratuità primigenia soffocata dall’indistinto di una ciclicità produttiva che introduce alla “oscurità del post-umanesimo”. 
Le stesse contraddizioni laceranti investono il dispiegarsi della vita sociale e politica anch’esse soggiacenti alle medesima dinamica alienante e anti-umana. 
Allontanandosi da un modello anti-storicista prevalente, ma rassicurato da una solida impostazione neoidealista, Antoni descrive una democrazia mutila, certo premessa formale, necessaria a una armonica convivenza civile, ma incompatibile con la purezza individuale che può manifestarsi solo oltre i perimetri degli enti familiari e istituzionali. Impossibile infatti in una democrazia “non attrezzata” esercitare un atto di natura etico-politica che conservi “il raccoglimento spirituale dell’io” nella sua autenticità liberata dai condizionamenti. 
Quale spazio rimane per l’uomo, per la persona e che rapporto può esistere tra la sua libertà creativa e il consesso civile, la politica, le regole dell’economia? La risposta di Antoni, che Postorino ci consegna nel suo lavoro, è il travaglio, la ricerca aperta e problematica.

Non sorprende che la biografia del filosofo, che Postorino evoca diacronicamente, ci riveli una straordinaria capacità politico-personale di attraversare svariati spazi e contesti partitici, come talvolta rigide distinzioni concettuali – quella tra liberalismo e liberismo ne è un plastico esempio – nel tentativo di sottrarre spirito e uomo a un destino apocalittico sospeso tra spregiudicatezza e strumentalità. 
Mai come ora il dibattito imperante sui presupposti del liberalismo e sulle sue declinazioni economiche abbisogna di approfondimenti che completino il quadro variegato della storia delle idee. Certamente con il suo contributo Postorino aggiunge e rende disponibile un tassello importante e profondamente servibile anche a noi, alla politica e alla sinistra italiana. 
Che l’impegno liberale di Antoni ovunque profuso non abbia trovato rispondenza negli assetti politico-istituzionali che abbiamo conosciuto si imporrà al lettore con una qualche evidenza, ma certamente riceverà dall’incontro con quel pensiero irrituale prospettive analitiche inedite. Risultato di un autore che, non dimettendo un piglio critico e ovunque teso a promuovere la disarmante attualità delle riflessioni ricostruite, traccia ai margini un audace profilo dei tempi che viviamo.

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