Non è il governo del cambiamento per i “Gabinettisti”: tante conferme ai vertici dei ministeri (la Repubblica (.it))

di Roberto Petrini, del 25 Luglio 2018

Le stanze del potere

I Gabinetti dei Ministeri nell'età della transizione (1997-2006)

a cura di Stefano Sepe e Giovanni Vetritto

“Gabinettisti”. Li chiamano così nel gergo dei Palazzi romani. La loro figura fu inventata da Cavour per evitare che i segretari generali dei ministeri, ormai di designazione politica o politici essi stessi, usassero la macchina burocratica per alimentare le guerre intestine al governo e contrapporsi ai titolari dei dicasteri. Negli ultimi anni si sono moltiplicati e soprattutto sono diventati una casta inamovibile che non cambia al mutare delle maggioranze e non è cambiata nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica e ora alla cosiddetta Terza. Un prezioso studio di qualche tempo fa, intitolato “Le stanze del potere”, edito da Rubettino, di cui sono autori Stefano Sepe e Giovanni Vetritto analizza, con tanto di statistiche e tabelle, le figure dei “gabinettisti” che si sono succedute dal 1979 all’ultimo governo Berlusconi. Interessante la “top five” dei capi di gabinetto: Alfonso Rossi Brigante è il “numero uno” con 13 diversi ministeri, lo segue Pasquale De Lise (11), al terzo posto Giovanni Sterlicchio (10 incarichi), poi c’ è Salvatore Zhara Buda che collezionò nel tempo ben 9 incarichi e infine Corrado Calabrò, con nove incarichi anch’egli.

Acqua è passata sotto i ponti, ma la situazione è sempre la stessa: i gabinettisti vincono ancora. Un rapporto, realizzato dalla CoMar società di analisi economiche e istituzionali (che nei giorni scorsi ha prodotto un rapporto che ha denunciato che ci sono 641 leggi bloccate e da attuare), ha tracciato l’identikit dei gabinettisti del nuovo governo gialloverde. Sono per lo più di lungo corso, com molte conferme rispetto al precedente esecutivo; molti hanno simpatie di centrosinistra o di derivazione renziana.

Le conferme sono il tratto distintivo dei nuovi staff: a Difesa, Economia e Beni culturali, ci sono gli stessi capi di gabinetto del precedente governo; in un caso c’è stato un trasferimento (da Salute ad Istruzione). Stabilità, come rileva il rapporto della CoMar, anche tra i capi del legislativo, con 5 conferme: Esteri, Interno, Difesa, Economia, Coesione territoriale.

Quali i nomi dei gabinettisti di lungo corso? La risposta viene dall’indagine CoMar: Alfonso Celotto è in testa con un passato al servizio dei dicasteri di Bonino, Calderoli, Tremonti, Trigilia, Barca e Guidi. Segue Giuseppe Chiné (Di Pietro, Calderoli, Tremonti, Monti e Lorenzin). Lunga esperienza anche per Luigi Fiorentino: Ciampi, Amato, Istruzione e Affari regionali.

Nel passaggio di governo l’età media dei gabinettisti si è abbassata da 54,5 anni a 51,4 anni. Riguardo alla provenienza geografica si rileva una forte diminuzione della rappresentanza del Nord e una forte presenza del Centro Sud. Per la formazione predomina l’area giuridica, da cui proviene l’84,2 per cento dei capi di gabinetto, gli altri provengono da Forze armate e diplomazia. Considerando il percorso professionale il 26,4 per cento appartiene alle magistrature, il 21 per cento sono funzionari parlamentari e il 15,8 per cento professori universitari.
 

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