Come potrebbero diventare l’Italia e il mondo dopo la pandemia? (italiachecambia.org)

di Alessandra Profilio, del 26 Novembre 2020

Fabbricare fiducia al tempo di Covid19 e oltre

Cosa (e come) potrebbe e dovrebbe diventare l’Italia e/o il mondo non appena avremo messo il punto a questa terribile pandemia?

a cura di Giancarlo Sciascia

Le crisi possono rappresentare delle preziose opportunità di rinascita e trasformazione, a partire dalla valorizzazione dell’intelligenza collettiva e delle buone pratiche di resilienza. È da questa considerazione che ha preso vita nel mese di marzo una interessante iniziativa volta a immaginare e disegnare nuovi scenari, all’indomani dell’emergenza COVID-19. Una chiamata alle idee alla quale hanno risposto tantissimi professionisti culturali e sociali generando una moltitudine di contenuti che hanno ora preso forma in un libro curato da Giancarlo Sciascia, che abbiamo intervistato.

Puoi presentarti?
Ho 41 anni, ho studiato Economia Politica a Pisa e sono diventato Manager Culturale nel 2007 avendo come maestri Stefano Zamagni e Pierluigi Sacco. Da allora ho collaborato con numerose istituzioni culturali italiane (festival, musei, fondazioni). Dal 2015 comunico la ricerca della Fondazione Bruno Kessler di Trento, dove vivo con la mia compagna e la nostra bambina. Faccio volontariato politico nella lista civica FUTURA Trentino che ho co-fondato nel 2018.

Nel marzo scorso, nel periodo della quarantena, è stata lanciata l’iniziativa Fabbricare Fiducia. Di cosa si tratta e qual è stato il riscontro?
Si tratta di una sorta di call lanciata sulla sua pagina Facebook da Andrea Bartoli, fondatore, insieme alla moglie Florinda Saieva, di Farm Cultural Park, polo di arte contemporanea e piattaforma di changemaking con dieci anni di storia, con sede nel cuore della Sicilia, a Favara, una piccola città che si trova molto vicino ad Agrigento. La call, di fronte allo spaesamento del lockdown dei primi di marzo 2020, consisteva in una domanda secca: Cosa (e come) potrebbe e dovrebbe diventare l’Italia e/o il Mondo non appena avremo messo il punto a questa terribile pandemia? A questa hanno risposto centinaia di persone con spunti di varia natura ma con un tratto comune: condividere per concepire insieme degli idealtipi di futuro.

Com’è nata l’idea del libro e cosa contiene?
Sono stato invitato a contribuire e quando ho cominciato a pensare a cosa avrei voluto mettere a fuoco, mi sono chiesto quali altri contributi erano già arrivati e chi li aveva espressi, ho scoperto così che non solo mi interessava leggerli ma in un certo senso mi faceva pure bene, mi aiutava a sentirmi connesso a tanti altri che si stavano facendo tante buone domande in un momento così speciale. Allora oltre a scrivere il mio pensiero ho proposto di prendermi la briga di collezionare tutte le pillole di fiducia per ricavarne un libro che testimoniasse il momento storico così raro e pieno di conseguenze che stavamo vivendo come comunità. Ho selezionato solo una trentina di testi su oltre cento complessivi e a questi ho affiancato degli approfondimenti originali. Ne viene fuori una riflessione corale che mostra risorse e approcci per gestire il presente e mettere in discussione priorità e modello di sviluppo in cui eravamo immersi nel pre-Covid19, suggerendo metodologie e linee di tendenza utili per trasformare il laboratorio della/e crisi in una fucina di possibilità.

Che importanza ha la fiducia in questo momento storico? Come reagire alla sua mancanza?
La fiducia è sempre stata per me un oggetto di studio e di pratica perché ritengo che sia alla base del contratto sociale, è una sorta di infrastruttura immateriale per tener insieme l’impianto democratico ed economico che fa da cornice alle nostre vite quotidiane. Come reagire? Ad esempio facendo il primo passo, dare fiducia nella mia esperienza è una scommessa vincente nella maggior parte dei casi. Sono fortemente convinto del fatto che la maggior parte della gente, seppur silenziosamente, si prenda cura degli altri e del luogo in cui vive e lo fa in modo gratuito poiché la soddisfazione è intrinseca, si chiama reciprocità, riconoscimento, appartenenza. Nonostante una mala educazione eccessivamente individualista la nostra natura collaborativa emerge e inesorabilmente fiorisce.

Puoi farci qualche esempio dei contributi contenuti nel libro? Qualcuno in particolare?
Spero di non fare un torto a tutti gli altri ma a me è piaciuto particolarmente un passaggio del testo di Skinder Hundal, galllerista britannico: “The arts, as a key protagonist and an instigator of non-conformity, is surely a movement to challenge the comforts of mediocrity that keep us static sitting targets. It is time for change in every unimaginable way. We surely have to activate in new ways, rethinking how our respective industries and lives can operate and deliver in sensitive ways considering the shifting and conflicting priorities”.

Tu che hai curato il libro come rispondi alla domanda in copertina?
In realtà a suo tempo ho risposto proponendo due elementi di riflessione: il primo aspetto è il legame profondo fra la salute pubblica e le pratiche artistiche. La partecipazione culturale sempre più a livello mondiale si sta rivelando come un determinante di salute. È alla base della tenuta delle comunità e della loro capacità di rinnovarsi o reagire in maniera collaborativa anche alle crisi più aspre come questa che attraversiamo.

Il secondo aspetto è la capacità di innovare i sistemi di governance con un approccio sperimentale e mettere al centro la cultura del dato in un mondo sempre più iperconnesso e, come vediamo, inevitabilmente interdipendente. Ciò implica prima di tutto la necessità di un forte investimento sulle competenze necessarie per far sì che la trasformazione digitale diventi un’opportunità anziché essere subita passivamente. In sintesi bisogna rimettere al centro la scuola e la formazione permanente con capillarità e attenzione alle disuguaglianze. Una curiosità: ho scelto di non inserire la mia pillola di fiducia nel libro.

Dove si può acquistare il libro?
Online nel bookstore di Rubettino editore e in libreria un po’ in tutta Italia a partire da fine novembre o al massimo i primissimi giorni di dicembre. Organizzeremo anche presentazioni online e, prossimamente, ho fiducia di farne anche qualcuna in presenza.

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