Jugaad Innovation: pensa frugale, sii flessibile, genera una crescita dirompente (Panorama.it)

di Michele Lauro, del 29 Settembre 2014

Da Panorama.it

La millenaria arte di arrangiarsi del popolo indiano è alla base di una rivoluzionaria strategia di crescita economica
La notizia è di qualche giorno fa: la navicella Mangalyaan (“nave marziana” in sanscrito) è atterrata su Marte dopo un viaggio di 300 giorni iniziato da una base spaziale sul golfo del Bengala. Quasi un millennio dopo la costruzione del leggendario Carro del Sole di Konarak, una delle perle dell’architettura indù, l’India entra nel “club dei marziani”. “Namaste@MarsOrbiter” ha twittato la sonda americana Curiosity che l’aspettava acquattata nella polvere del pianeta rosso. Chi l’avrebbe detto: dalle imprese di Surya, il dio Sole dell’epica del Mahabharata, alla missione spaziale del Mars Orbiter.
Missione epica in un senso molto particolare: sebbene sia grottesco definirla low cost (sono stati spesi circa 58 milioni di euro), è il viaggio interplanetario più economico della storia. Come ha trionfalmente sottolineato il primo ministro Narendra Modi, è costata meno della produzione del pluripremiato film Gravity. Ma qual è il segreto di questo successo, di fronte al quale perfino la Cina si è sentita di complimentarsi con la rivale?
C’è una parolina nella quale è racchiuso il significato dell’innovazione creativa che dall’India si è estesa a macchia d’olio alle economie emergenti: Jugaad. In sanscrito, colloquialmente, indica una “soluzione improvvisata che nasce dalla creatività e dall’ingegno”. In pratica, significa fare di più con meno. È l’antica arte di arrangiarsi che gli indiani praticano quotidianamente da sempre per sfruttare al massimo quello (quel poco) che hanno. Applicata su scala macro, si traduce fra le altre cose nel saper individuare opportunità anche nelle circostanze più avverse e creare mercati e stimoli per milioni di consumatori meno abbienti.
Jugaad Innovation è il titolo di un interessante saggio che riassume le vaste applicazioni mondiali del fenomeno jugaad. Navi Radjou, Jaideep Prabhu e Simone Ahuja, i suoi autori, fanno parte di quella generazione di cervelli di estrazione indiana che sta scalando i vertici del capitalismo americano. Come spiega Federico Rampini nella prefazione all’edizione italiana, è una buona lettura per guardare oltre gli stereotipi su questo paese così complesso ma così importante per la storia europea: l’India che ha avuto tanta influenza sul nostro passato e ne avrà almeno altrettanta nel nostro futuro.
Nell’arco di tempo che intercorre fra Siddharta e Millionaire, continua Rampini, l’India è rimasta cristallizzata in un immaginario di suggestioni confuse. Sconcerta oggi trovarsi di fronte a una superpotenza la cui crescita economica e nei consumi – come quella della Cina – è vista come una calamità. Ma proprio il modello indiano, con tutte le contraddizioni del suo melting pot di influenze culturali e d’affari, arretratezza e sofisticazione, è un prezioso laboratorio del futuro dove il cambiamento procede al ritmo veloce imposto dalle nuove generazioni cosmopolite che parlano l’inglese come prima lingua.
Dalla storia del vasaio Prajapati, leggendario inventore del primo frigorifero indiano di massa, il Mitticool, alle iniziative degli imprenditori low-tech delle Filippine, dai conglomerati industriali indiani e cinesi alla ricerca di nuovi mercati per centinaia di milioni di persone ai metodi jugaad “copiati” dalle grandi multinazionali, passando per le intuizioni creative di geniali strateghi come Steve Jobs. Il viaggio attraverso le imprese più innovative del pianeta è una raccolta di storie appassionanti.
La rivoluzione che descrive è culturale prima ancora che economica. Resilienza, frugalità, adattabilità, semplicità, inclusività, empatia e passione: i principi chiave per l’innovazione jugaad nei contesti delle economie emergenti stanno già rigenerando la crescita in tutto il mondo globalizzato, stimolando per esempio stili di vita basati sul riciclo e il riuso. Un’economia dell’ingegnosità che fa proseliti fra i cittadini e le istituzioni.

Di Michele Lauro

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