Dalle nostre Anime nere è nata una speranza (Il Garantista)

di Alessia Principe, del 13 Maggio 2015

Da Il Garantista del 12 maggio

«Questo film è il cambiamento, il nostro cambiamento l’opportunità che mancava, appartiene a tutti noi, mi creda è così». Lo scrittore Gioacchino Criaco non vuole meriti per sé, è solo felice e commosso perché il suo romanzo Anime nere si è trasformato in un grande film a dispetto dei pronostici dei soliti disfattisti e degli ostacoli incontrati sulla strada verso i titoli di coda. Sono sedici le candidature ai David di Donatello tra cui miglior film, miglior regia e migliore attore per il film girato tra le cime appuntite dell’Aspromonte, quasi un record, roba da far impallidire i pezzi da novanta della nostra cinematografia. A quasi un anno dal debutto a Venezia l’opera ha girato il mondo, dalla Francia agli Stati Uniti, e ad ogni proiezione il pubblico s’è alzato in piedi, stupito dalla bellezza dei paesaggi calabri ruvidi, aspri, affascinanti. «Basta leggere quello che hanno scritto giornali autorevoli come il New York Times, l’Enquire e il Washington Post per capire la portata del fenomeno. Hanno ac­costato Munzi a Scorsese e Coppola e gridato al capolavoro». E chi poteva immaginare che la rinascita calabrese potesse partire da un ciak, in una regione che alla Settima arte continua a sbattere la porta in faccia. Ma a volte le cose accadono. Ce lo insegna il cinema, ce lo insegna la vita. «Il successo del film è tutto merito di Francesco Munzi, il regista, della sua generosità e del suo coraggio. Ci ha creduto quando molti scuotevano la testa, ha rinunciato ad occasioni di lavoro, a guadagni importanti per portare a termine un progetto di cui si era innamorato. Ha rischiato molto, aveva più da perdere che da guadagnare, ma non ha mai mollato».
Criaco, ma un pezzetto di merito non pensa di averlo anche lei?
Io sento forte dentro di me un sentimento di gratitudine nei confronti di Munzi: un artista come ce ne sono pochi, coraggioso e appassionato. Lui è arrivato in Calabria per vivere questa terra e ora torna spesso qui perché ha creato dei legami, ha tanti amici, ha i suoi posti da visitare, ormai è quasi uno di noi. Le dico questo per farle capire che il suo non è stato solo il lavoro di un regista che è arrivato qui da fuori per girare il suo film e poi andarsi a godere gli applausi in giro per il mondo, è stato qualcosa di più.
Sedici candidature ai David di Donatello sono la prova che il film ha lasciato un segno nonostante Venezia l’abbia snobbato.
Sono tantissime, incrociamo le dita, ma in ogni caso quello che conta è ciò che siamo riusciti a realizzare.
Diceva che è stata un’opportunità.
Durante le riprese il film ha creato un indotto di due milioni di euro arrivati dritti nella Locride, certo magari è una goccia nel mare ma le assicuro che per noi è stato un segnale senza precedenti. Centinaia di ragazzi del posto hanno lavorato sul set, si sono impegnati, hanno avuto una chance. Parlo di opportunità perché qui da noi, in Calabria, quelle non te la dà nessuno, vogliono che rimaniamo lì, fermi, immobili, senza prospettive, senza sogni. Questo film ha dato una speranza, h acceso una scintilla, è stato come dire ai giovani della Locride: avete le stesse potenzialità degli altri ragazzi d’Italia, se volete potete lavorare in un film importante come attori, elettricisti, costumisti. Il lavoro splendido dell’intera troupe ha contribuito in modo fondamentale alla buona riuscita della pellicola.
In verità ci sono tante anime in “Anime nere”.
È così e sa che le dico? Uno dei motivi per cui questa opera ha colpito al cuore così tante persone in tutte le parti del mondo è che non è un film di mafia, è un film sulle contraddizioni umane, sulla famiglia, sui legami.
Cosa diceva il pubblico americano dopo aver visto il film?
Si sono tutti innamorati dell’Aspromonte. Avevano gli occhi sgranati di meraviglia. In moltissimi neanche immaginavano esistesse un posto così bello. Pensi che spot è stato per la Calabria “Anime nere”!
Però non tutti hanno fatto il tifo per questo film, diciamo la verità.
I calabresi “normali” hanno tifato così come la gente che ha visto il film e la stampa che ci ha supportaio, quelli che hanno voltato la faccia dall’altra parte, invece, sono una piccola parte della cosiddetta “intellighenzia” calabrese che non vuole che le cose qui cambino perché cambiare vuol dire, per loro, perdere il proprio trono. A questa gente interessa che tutto resti com’è, anzi sono disturbati dal successo degli altri, detengono il potere da cento anni e sanno che per continuare a dominare le cose devono restare come sono.
“Anime nere” è la prova che il buon cinema può nascere anche a queste latitudini.
È possibile nonostante l’assenza di un Film Commission, ma è stato difficile. L’unico support che abbiamo avuto è stato quello del Parco dell’Aspromonte, il resto è stato girato low cost e, mi creda, non è stato facile anche il risultato ha stupito tutti. In regioni come Puglia e Basilicata il cinema ha la strada spianata, le Film Commission lavorano a pieno ritmo e le ricadute economiche sul terriotrio si vedono eccome. In Calabria ci sono le condizioni per girare dodici mesi l’anno a costi decisamente più contenuti che altrove. Eppure lei vede troupe? Ce le sogniamo.
A proposito di sogni e prospettive, possiamo immaginare un progetto futuro in Calabria, magari con la stessa squadra di “Anime Nere”?
Di progetti ce ne sono tanti, vedremo. Sognare non costa nulla, ancora è così.

di Alessia Principe

Clicca qui per acquistare il volume con il 15% di sconto

Altre Rassegne