Un libro indaga il rapporto contraddittorio dei valdostani con le celebrazioni militari (La Vallée Notizie)

di Pietro Binel, del 10 Febbraio 2014

Da La Vallée Notizie del 8 febbraio

AOSTA Si intitola “Tra due frontiere. Soldati, armi e identità locale nelle Alpi dell’Ottocento” l’ultima fatica di Alessandro Celi, studioso di Storia contemporanea all’Università della Valle d’Aosta, membro dell’Académie de Saint-Anselme e presidente della Fondation Emile Chanoux, l’ente ideatore della collana “Quaderni di storia, politica ed economia” in cui si inserisce la pubblicazione. Il volume, di 360 pagine edito da Rubettino (in vendita a 18 euro), è stato presentato lunedì scorso, 3 febbraio, nell’aula magna dell’Università della Valle d’Aosta in via dei Cappuccini ad Aosta. Per l’occasione erano presenti, oltre all’autore stesso, il presidente della Regione Augusto Rollandin, il vicedirettore del dipartimento di Scienze economiche e politiche Federico Visconti, i docenti di storia – rispettivamente contemporanea ed economica – Paolo Gheda e Claudio Bermond e, in veste di moderatore, il giornalista Fabrizio Favre. In tale occasione è stato letto un messaggio del ministro della Difesa Mario Mauro che ha espresso apprezzamento per l’opera. «In via Conseil des Commis ad Aosta – racconta Alessandro Celi – il re Vittorio Emanuele II è raffigurato in una statua vestito con abiti civili, un caso unico in Italia. Sono partito da questa osservazione per indagare un aspetto poco studiato della Valle d’Aosta e dei suoi abitanti, vale a dire quello militare». Le conclusioni a cui è giunto l’autore – frutto di una ricerca pluriennale allargata ai temi dell’identità locale e arricchita dall’analisi comparata con altre zone dell’arco alpino quali il Tirolo e i cantoni svizzeri del Vaud e del Valais hanno messo in luce una «contraddizione valdostana». Qual è? «Consiste da un lato – risponde Alessandro Celi – nel rifiuto della celebrazione istituzionale del Risorgimento, periodo negativo per l’autonomia valdostana, e di conseguenza nell’assenza di monumenti che ne commemorino le battaglie. A ciò si contrappone il grande prestigio che l’esperienza militare ricopriva per la società valdostana del tempo. Tale prestigio – e qui si innesta l’elemento di novità fornito dal volume – deriva da un’identità guerriera della popolazione valdostana che si è formata a partire dal Cinquecento, e dunque alla radice di una tradizione non istituzionale di celebrazione dei combattenti». A questi aspetti Alessandro Celi aggiunge un particolarismo a livello economico: sebbene le truppe fossero inviate a proteggere i confini sui valichi alpini, il dazio sulle merci entranti nel Regno veniva pagato a Pont-Saint-Martin. Questa differenza tra frontiera militare e fiscale costituisce un ulteriore elemento che avvalora la tesi di una Valle d’Aosta «tra due frontiere», tra il Ducato di Savoia e il Regno di Sardegna, argomentata in una pubblicazione innovativa nei temi trattati e, come ha sottolineato il professor Claudio Bermont, «di storia locale ma aperto anche alla storia globale»

di Pietro Binel

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