Storia delle destre nell’Italia Repubblicana (Il Borghese)

di Aldo Ligab, del 12 Giugno 2015

Da Il Borghese di guigno 2015

Giovanni Orsino docente di Storia Contemporanea e vicedirettore della School of Government all’università Luiss-Guido Carli di Roma, ha recentemente curato, per la collana «Storia Politica» edita dalla Rubbettino Editore, un validissimo saggio dal titolo Storia delle destre nell’Italia repubblicana.
Il libro è articolato in nove capitoli, scritto ognuno da un autore diverso, ed analizza, in maniera esaustiva, la storia di tutti i partiti di destra dello Stivale; dalla Democrazia Cristiana al Movimento Sociale Italiano, dal Partito Liberale Italiano a quello Monarchico, dal Movimento populista per antonomasia dell’«Uomo qualunque», guidato e fondato dal commediografo e giornalista partenopeo Guglielmo Giannini, alla destra eversiva e, per finire, il fenomeno leghista e forza Italia di Silvio Berlusconi.
Orsina ha sapientemente miscelato i notevoli contributi di Gaetano Quagliarello, Vera Capperucci, Giuseppe Parlato, Gerardo Nicolosi, Andrea Ungari, Eugenio Capozzi, Guido Panvini, Luca Bonfreschi e ha realizzato un volume, che non dovrebbe mancare nella biblioteca non soltanto di ogni persona di destra ma anche quella di chiunque voglia approfondire la storia della «maggioranza silenziosa» del nostro Paese, che, si sa, è prevalentemente di orientamento conservatore.
Al termine della seconda guerra mondiale e di una sanguinosa guerra civile tra i «repubblichini» di Salò e la stragrande maggioranza della Resistenza, magistralmente rievocata sia dai libri di Giampaolo Pansa sia dalle opere di Giorgio Pisanò, l’Italia scelse dapprima la forma repubblicana nel referendum del 2 giugno 1946 ma sopratutto l’Occidente nelle storiche elezioni politiche del 18 Aprile 1948, consegnando la maggioranza assoluta del parlamento alla Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi.
La Democrazia Cristiana, per diversi decenni e, precisamente, fino all’inchiesta «Mani Pulite» della procura di Milano, che diede la stura al terremoto giudiziario di «Tangentopoli», rappresentò il partito di riferimento per tutti gli italiani conservatori anticomunisti.
Se il partito dei cattolici ha governato il nostro Paese fino all’avvento della seconda repubblica che coincise con le elezioni politiche del 1994 con il trionfo di Berlusconi, il MSI, movimento di ispirazione neofascista, rimase fuori dall’arco costituzionale per diverso tempo. Discorso diverso per quanto riguarda il Partito Liberale Italiano, quello Monarchico e quello dell’«Uomo Qualunque» i cui contributi alla politica nazionale furono piuttosto contenuti rispetto alla DC e al pentapartito.
Il capitolo più affascinante del saggio, secondo chi scrive, è quello riguardante la cosiddetta Destra Eversisva e i suoi mille misteri quali: la strage di Piazza Fontana, il Piano «Solo», il presunto Golpe del comandante Valerio Junio Borghese, la strage di Piazza della Loggia e, in ultimo, la strage di Bologna. Ne ho trovato particolarmente accurata la biografia.
Un accenno agli ultimi due capitoli del volume. Quello riguardante la Lega Nord è illuminante, poiché è riuscito a inquadrare alla perfezione le genesi di un movimento basato sul razzismo, egoismo e falsi miti come la «Roma Ladrona» vessatoria nei confronti della Padania.
Infatti, come poi le inchieste giudiziarie sia sul cerchio magico del «Senatur» Umberto Bossi sia sulle regioni amministrate da Carroccio ha dimostrato, anche i leghisti non disdegnano, a dispetto delle apparenze, di vivere alla greppia del danaro pubblico.
Infine, nella speranza di non essere contraddetto dai lettori, le mie congratulazioni al professor Orsina per il capitolo sul Cavaliere di Arcore, per il coraggio e obiettività che ha dimostrato nell’analisi di un personaggio che ha governato l’Italia per circa un ventennio con poche luci e tante ombre.

di Aldo Ligabò

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