Hong Kong: che democrazia è questa? (wuz.it)

del 9 Luglio 2019

Marco Lupis

I Cannibali di Mao

La nuova Cina alla conquista del Mondo

Marco Lupis svela i segreti della rabbia degli hongkonghesi

Vi proponiamo il commento di Marco Lupis, autore de I cannibali di Mao. La nuova Cina alla conquista del mondo (Rubbettino, 2019), in libreria dal 4 luglio, su quanto sta accadendo a Hong Kong. Lupis è un osservatore d’eccellenza avendo vissuto in prima persona il passaggio dalla dominazione inglese a quella cinese.

«Hong Kong? È esplosa la rabbia repressa per le promesse non mantenute e mai messaggio a Pechino poteva essere più chiaro».

La sfida alla “Madrepatria” cinese non ha precedenti. Pensi che gli abitanti di Hong Kong vogliano mettere in discussione la sovranità cinese?

«Ho vissuto personalmente gli ultimi anni della Hong Kong britannica e il traumatico ritorno sotto la Cina. So bene come la Gran Bretagna non fosse ben vista dalla popolazione dell’epoca, formata per il 98% da cinesi, costretti comunque a vivere sotto un “padrone” straniero. Ma al popolo di Hong Kong, la Cina fece lo sfregio più grande e la Gran Bretagna girò la testa dall’altra parte: nessuno diede loro la possibilità di decidere del proprio destino, concedendo un referendum che li avrebbe portati all’indipendenza (come accaduto per tutte le ex colonie) o magari a restare sotto l’ala protettiva di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra o persino, chissà, a tornare volontariamente sotto Pechino. Nessuno li interpellò. Nessuno nemmeno li prese in considerazione, come popolo».

Per questo la rabbia è esplosa negli ultimi mesi?

«Il pretesto è la proposta di legge sull’estradizione in Cina (il pretesto, non certo il problema) perché i motivi hanno radici lontane. Radici che affondano in quell’offesa atroce fatta agli hongkonghesi tanto tempo fa. La gente si ribella alle umiliazioni subite da Pechino in questi ventidue anni, a una Cina che ha tradito e sta tradendo tutte le promesse e gli impegni che stanno alla base della famosa formula “un Paese, due sistemi”».

Aver impedito di eleggere liberamente e democraticamente i loro rappresentanti è stato uno dei fattori scatenanti?

«Già nel 2014 i ragazzi della cosiddetta “rivoluzione degli ombrelli”, i “millennials”, molti di loro nati dopo il ritorno alla Cina si chiedevano in che razza di democrazia si trovassero. Così la rabbia è montata, e alla fine i cittadini di Hong Kong si sono ribellati a modo loro, con i loro tempi, nel tipico modo “asiatico”: a scoppio ritardato. Dopo avere sopportato, chinato il capo e covato dentro di sé quella rabbia sorda, complice la stessa indole dei popoli asiatici, che non sono abituati a esprimere liberamente, come succede per noi occidentali, quella rabbia dicevo, sta esplodendo, ed è esplosa».

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