Memorabili figure di eroi e l’eresia degli albigesi (Il Tempo)

del 13 Maggio 2013

Da Il Tempo – 12 maggio 2013

Gli albigesi furono i seguaci di un’eresia, nata tra il 1100 e il 1200 nel Sud della Francia, e che prese piede specialmente a Tolosa e a Albi, da cui originò il nome. Questa eresia fu una sorta di prosecuzione di quella catara che voleva un ritorno «alle origini». Ma gli albigesi si spinsero oltre, rifiutando la chiesa, la sua liturgia e alcuni cardini teologici. Anche la preghiera del «Padre Nostro» veniva recitata con qualche modifica. «Gli Albigesi» (Rubbettino, pag. 749 euro 22) di Giuseppe La Farina è curato da Ella Imbalzano, docente di Laboratorio di scrittura e Lingua italiana nell’Università di Messina, autrice di numerosi saggi su narratori italiani contemporanei, al contempo appassionata al romanzo storico del nostro Ottocento romantico.

È questo infatti un romanzo storico ricco di eventi, memorabili figure di eroi, larghi movimenti di folla con avvincente intreccio romanzesco che viaggia sul filo della tensione tragica per la durata di tutti e Sei i Libri che lo compongono. Qui, La Farina rappresenta la vicenda della crociata che nella prima metà del Duecento accese l’epica resistenza della Linguadoca e che si concluse con la cancellazione della sua stessa libertà e il tramonto della civiltà «cortese». La fluviale narrazione si snoda fra cura documentaria e fiction organica all’impegno anticlericale e all’irradiazione di un messaggio etico totale, proprio dello spirito romantico, dosata secondo tecniche di racconto e modi stilistici sollecitati dagli impulsi di un’antica tradizione, della letteratura di consumo fra Sette e Ottocento, nonché di generi drammatici. Giuseppe La Farina, scrittore italiano e patriota, fa «parlare» il romanzo soltanto «là dove tace la storia». Un vero insistere sul «vero» incrementato, solo dove ne abbisogna la struttura narrativa, di straordinaria immaginazione. Con attenzione estrema ad inventare «giammai in contraddizione colla verità istorica». È questa un’autentica pronuncia poetica, posta a clausola della narrazione. La sua macchina narrativa è composta di un’ amalgama fatta da razionalità e sentimento. La Imbalzano sottolinea nella sua attenta analisi che il composito tessuto linguistico, testimonia l’attuazione del canone della «popolarità», rispondente alle istanze del Romanticismo in una fase attardata nella quale permangono fermenti residui del lontano dibattito lombardo e delle sue ramificazioni regionali. Uomo di cultura e di lettere, La Farina sembra inviato dalla «Provvidenza» a compiere il suo viaggio. Un Dante con l’intento di scuotere tutti gli strati sociali che ristagnano nell’«inerzia»: dalla plebe agli imperatori; neanche i Papi sono esclusi. Centellina ogni azione, e non contento, il pensiero dietro l’azione di ogni personaggio anche, teatralizzando la Storia. Ne «Gli Albigesi» gli uomini sono mascherati da altro, la suspance sale, e apici di climax seducono l’attenzione del lettore.

L’autore scioglierà ogni sospetto solo alla fine: «Dalle più povere baracche a’ più ricchi castelli non v’è che un desiderio e una speranza». Parole altisonanti, ma anche parole dirette per sciogliere i nodi e riprendere i fili del discorso. Interessanti sono i personaggi storici, come Raimondo VI di Tolosa, duca di Narbona e marchese di Provenza, venerando vecchio, saggio governatore, esponente di un mondo sereno e radioso, quello cortese, che sarà spazzato dall’ingiustizia della Storia. David Roaix, grande personaggio di statura morale elevata. Per lui, voce veemente della città, speranza di un riscatto per tutti gli abitanti, Tolosa è l’universo. Ruggiero di Béziers è uomo che affronta a viso scoperto la morte, infastidito solo dalla solitudine e dalla prigione. Lui è il patriota deluso. Con fervore Farina accende l’animo del lettore. Presenta un buio da dove arriva la minaccia, l’autore con sacralità costruisce ogni capitolo della vicenda. La concisione di fitti pixel fa la cronaca attenta della storia. La fiction è presentata e polarizza l’attenzione del lettore su ogni nodo scottante delle vicende. Salvaguardata sempre la funzione etica del personaggio. Un gioco serio fa l’autore che in ogni riga sottolinea una conoscenza attenta dei fatti. Regista e padrone assoluto del testo, La Farina. Determinata, solida, appassionata la scrittura di Ella Imbalzano che presenta, con aggiunta di spunti interessanti e dalle note sacre dell’affascinazione, questo romanzo storico. Che è molto di più. Raccordo, e la storia cambia così come il registro narrativo. L’inclinazione dello scrittore è, per affettuosa complicità con il lettore, quella di riferire gli stati d’animo dei personaggi. Stati d’animo apprezzati e temuti perché riconosciuti universali. Verità e verosimile vengono letti con spirito voyeuristico. Sfogliando il libro è come aprire la porta a una moltitudine di presenze di un tempo passato, vive oggi in tutte le loro passioni. Passione per la conoscenza è il trait d’union viscerale tra La Farina e l’Imbalzano.

 

Di Veronica Meddi

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