Un borbonico in famiglia (Roma)

di Marcello Cocchi, del 27 Giugno 2016

Carlo Pisacane

Lettere al fratello borbonico 1847 - 1855

a cura di Carmine Pinto e Ernesto Maria Pisacane

Da Roma del 27 giugno

Il libro “Carlo Pisacane – Lettere al fratello borbonico 1847-1855”, a cura di Carmine Pinto, Ernesto Maria Pisacane, Silvia Sonetti, (Rubbettino), presenta molte lettere inedite o parzialmente edite, conservate e curate dal bisnonno Gennaro, provenienti dall’Archivio privato della famiglia Pisacane e poi tramandate ai posteri.
Le lettere di Carlo Pisacane al fratello Filippo, pubblicate con il testo integrale, sono importanti per sottolineare le loro differenti personalità sia dal punto di vista umano che politico-ideologico. Entrambi seguirono gli studi militari alla “Nunziatella” di Napoli, ma Carlo, militante della rivoluzione risorgimentale, teorico del socialismo in Italia, ideologo e filosofo politico, si concentrò maggiormente sulle problematiche sociali. Filippo invece, ufficiale delle truppe borboniche nel ’48-’49 e fedele alla dinastia, fu sincero amico della famiglia del re.
Nelle lettere scritte da Parigi, Carlo risultava essere innamorato di Enrichetta (donna sposata e con figli) di un amore vero, sincero e passionale tanto da fuggire da Napoli con lei per rifugiarsi a Marsiglia.
Filippo, invece, aveva sposato l’aristocratica Maria Luisa Cavalcanti, vedova benestante, per ragioni di interesse più che di cuore. Carlo, dopo essersi arruolato nella legione straniera si recò in Algeria e ritornò in Italia per partecipare alla prima guerra di indipendenza nel 1848 e alla difesa della Repubblica romana nel 1849; assieme ad Enrichetta si rifugiò come esule politico a Ginevra e a Londra.
Il fratello Filippo, invece, avendo fatto carriera nell’esercito, aveva difeso lo Stato Pontificio da vincitore, fu un controrivoluzionario e solo quando l’esercito borbonico fu sconfitto nel 1860-61, con la fine del regno, andò in esilio.
Nell’epistolario si evince che la partecipazione alla Repubblica romana del’49 aveva posto i due fratelli su due piani ideologicamente antitetici ed aveva acuito ancor più le loro divergenze politiche. Nelle lettere, pertanto, vengono accantonate tali discussioni e, nel carteggio fino al ’55, saranno presenti soprattutto i temi riguardanti la famiglia, gli affetti cari e i grandi dolori, tra cui quello della morte della madre. Carlo fu informato della terribile notizia dal padrino con due mesi e mezzo di ritardo e scrisse al fratello «il tuo silenzio è imperdonabile, nessuno si è curato di me , avremmo scambievolmente asciugate le lacrime l’uno dell’altro La perdita di una Madre, sacrificata sempre al nostro solo bene, una Madre a cui dobbiamo tutto, è una di quelle fasi della vita troppo marcate, ed è inutile il dirti quanto mi sarebbe caro conoscere i dettagli, dei suoi ultimi momenti, sentire che m’abbia benedetto, conoscere chi l’ha assistita!» (Lettera 23 agosto 1849 pag. 91). Entrambi i fratelli, che seguirono i propri destini, pur appartenendo allo stesso ambito familiare risultano essere portatori di fermenti, ideologie ricorrenti, diverse e a volte antagoniste in quel particolare periodo preunitario. Infatti nel ’57 ritenendo di poter sollevare il sud con un’azione rivoluzionaria contro la monarchia, Carlo Pisacane ed i suoi organizzarono la spedizione di Sapri, ma, non sostenuti adeguatamente, attaccati dai soldati borbonici fallirono nel loro intento.

di Marcello Cocchi

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