L’Italia nella trappola dell’Opzione Zero (Panorama)

di Francesco Delz, del 6 Novembre 2014

Da Panorama del 12 novembre

Un Paese fermo, immobile, non solo in campo economico ma anche sociale, mentale: questa è l’Italia di oggi, vittima di un virus al quale è dedicato Opzione Zero, l’ultimo libro di Francesco Delzìo, manager e saggista. Eccone un estratto:
Perché Opzione Zero? Perché l’Italia sembra entrata stabilmente nell’«era zero»: è un Paese in crisi permanente, in cui da troppi anni la cruda realtà dei numeri racconta un’era senza sviluppo e senza competitività, in cui produzione, produttività e popolazione non crescono più e l’occupazione cala inesorabilmente. E allora dopo 20 anni di declino economico e sociale, è giunto il momento di chiederci quale sia il «male italiano».
Cosa ci ha trasformato da potenza mondiale a Paese senza speranza? Sono convinto che un virus si sia impadronito delle nostre menti. Un virus così potente da aver invertito drasticamente la rotta del nostro Paese, che a partire dagli anni Sessanta aveva mostrato al mondo intero come si può costruire un modello industriale vincente partendo «dal basso»: dall’abilità artigianale, dall’innovazione spontanea di prodotto, da quello straordinario spirito d’intrapresa che ha trasformato decine di migliaia di operai in grandi imprenditori. Un virus così pericoloso da aver causato il rapido declino del nostro Paese, costruendo le basi di una parabola discendente che (temo) non sia ancora finita. Un virus così invisibile e perfido, che ha sintomi molto particolari: all’inizio chi se ne ammala si sente perfino bene, perché pensa di aver evitato un grosso rischio, di aver scansato un problema rognoso, di aver abbattuto costi e incertezze. Purtroppo i suoi effetti nefasti si vedono solo nel medio-lungo termine: dopo anni dall’entrata in azione del virus su larga scala, può accadere che un’intera comunità si blocchi, si sclerotizzi, perda competitività e potenzialità di crescita. È esattamente ciò che è successo all’Italia. Il virus che ha contagiato gli italiani, a partire dalle loro élite politiche, istituzionali, amministrative, imprenditoriali e accademiche, sí chiama Opzione Zero.
Ma come si è manifestato? Negli ultimi 20 anni, nella gran parte dei casi in cui un ministro, un sindaco, un dirigente pubblico, un grande imprenditore, un rettore ha dovuto adottare una decisione nel nostro Paese, assumendosi una responsabilità e i rischi a essa collegati, ha scelto in realtà l’Opzione Zero. Ovvero quell’opzione che i bravi consulenti tengono sempre con sé, di riserva, quando presentano a un cliente un progetto complesso con varie soluzioni finali. Alla fine di decine di slide che descrivono costi e benefici delle varie opzioni analizzate, c’è sempre un’ultima slide (ufficiale o ufficiosa) che contiene l’ipotesi finale: non fare assolutamente nulla. Per non sbagliare, per non rischiare, per non assumersi responsabilità, per abbattere i costi del presente ignorando il futuro. Per vivere tranquilli oggi, facendo finta che non ci sarà mai un domani. Negli ultimi 20 anni l’Italia ha scelto stabilmente l’Opzione Zero, il virus che ancor oggi tiene in ostaggio il nostro Paese. Ma dobbiamo e possiamo resettare tutto ciò che ha bloccato l’Italia negli ultimi due decenni, tutte le sovrastrutture che hanno mortificato l’inesauribile creatività e intraprendenza di un popolo, nonché la bellezza dell’eredità ricevuta. Perché oggi non abbiamo più scelta.

di Francesco Delzìo

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