Il palio d’Italia, dove si gioca per far perdere

di Andrea Milanesi, del 19 Dicembre 2014

Francesco Delzio

Opzione zero

il virus che tiene in ostaggio l'Italia

Da Sette-Il Corriere della Sera del 19 dicembre

Il virus che tiene in ostaggio l’Italia»: così Francesco Delzìo descrive l’opzione zero” che intitola il suo nuovo libro. «Quella scelta di non scegliere», ci ha raccontato, «quella volontà di non decidere e di fuggire da qualsiasi responsabilità: quell’immobilismo che da circa vent’anni tiene in scacco il nostro Paese e che non riguarda unicamente la “casta” politica che governa, ma tutta quanta la popolazione italiana». Ad aggravare la situazione subentra inoltre quella che l’autore definisce la “Sindrome del Palio di Siena”, che vede coinvolta l’intera nazione in una sorta di immenso gioco “tutti contro tutti”, in cui si partecipa non tanto per vincere, ma per far perdere l’avversario, in ogni contesto e a qualsiasi livello: dall’assemblea di condominio al consiglio di amministrazione in azienda.
Ricchezze da sfruttare meglio. E nella sua lucida analisi riguardo alla diffusione del “virus”, pagina dopo pagina Delzìo passa a visitare i principali pazienti “infettati”, dalla magistratura alla pubblica amministrazione e al Mezzogiorno, con un focus particolarmente sentito sulla scottante questione dell’occupazione giovanile. «Oggi ci sono 5 milioni di under 35 che ogni mattina non trovano il motivo per alzarsi dal letto, perché sono disoccupati e hanno smesso di cercare lavoro: un’emergenza generazionale, che può diventare la vera cartina al tornasole sull’efficienza delle politiche di chi governa. Un punto di ripartenza, l'”opzione uno” che non può prescindere dagli asset che il mondo riconosce all’Italia come unici: a partire dalla “bellezza” intesa nel senso più ampio del termine, come arte, cultura, gastronomia, stile di vita, creatività e capacità di innovazione. Una ricchezza che facciamo fatica a sfruttare, basti pensare che in un anno intero il sito archeologico Unesco di Pompei incassa 20 milioni, tre in meno di quanto non facciano in una sola settimana gli Internazionali di Tennis di Roma. E in questo senso i margini di crescita possono essere davvero straordinari.

di Andrea Milanesi

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