L’impegno dei cattolici è indispensabile, per tutti (Giornale del Popolo)

di Davide Adamoli, del 24 Maggio 2013

Dal Giornale del Popolo – 24 maggio 2013

L’Osservatore democratico di Massagno invita a scoprire in che modo in Italia la Chiesa permette allo Stato di risparmiare 11 miliardi di euro in opere sociali ed educative.
Nella vicina Italia, in questi ultimi anni, non sono mancate le polemiche sui rapporti fra Chiesa e Stato. Secondo molti critici la prima godrebbe di uno spazio eccessivo in ambito pubblico, che si rifletterebbero anche in privilegi di tipo fiscale. Ma come stanno le cose, in realtà? Chi ci guadagna, dalla consolidata collaborazione fra istituzione ecclesiale e strutture statali?

Una documentata risposta a questo quesito giunge dal volume intitolato “L’impegno, come la Chiesa italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno”, curato da Giuseppe Rusconi, giornalista e vaticanista ticinese, da anni residente a Roma. L’opera di Rusconi sarà presentata domani a Lugano, in occasione dell’Assemblea del gruppo di discussione politica “Osservatore democratico”. Per stuzzicare l’appetito il GdP ha incontrato l’autore per porgli alcune domande sulle conclusioni a cui è giunto nel suo studio

Giuseppe Rusconi: lei ha voluto intitolare la sua analisi dell’apporto della Chiesa italiana in campo sociale con una parola: l’ “Impegno». Qual è il significato di questo termine’?

«Impegno» è una parola che fa riferimento a una vasta paletta di significati. La Chiesa in campo sociale svolge un’attività che si potrebbe coniugare con diversi verbi: dall’individuare i problemi, i casi difficili, fino ad adottare provvedimenti immediati per soccorrere le persone colpite, o segnalare tali difficoltà alle autorità competenti. E poi anche accompagnare i deboli, i poveri, i miseri, per dare non solo un aiuto materiale, ama anche infondere nuova speranza, per riprendere un cammino, per ridare forza a chi è in difficoltà perché possa partecipare da protagonista alla sua ripartenza.

Ma che importanza hanno, oggi, nella vita della Chiesa, le “opere di carità”?

Guardi, ho scritto questo libro per dare visibilità a questo enorme mondo, sconosciuto anche agli stessi cattolici. In effetti, chi ha una scuola conosce il proprio ambito, chi lavora in un ospedale sa della sua opera. Ma difficilmente qualcuno dispone di una visione d’assieme. Questo è il lavoro che ho provato a fare in questo libro, giungendo a dati impressionanti. Bastino alcune cifre: grazie alle opere cattoliche, pagate dalla Chiesa di tasca propria, lo Stato italiano ogni anno risparmia 11 miliardi di euro (e qui ci si limita alle sole opere di sostegno materiale, senza considerare l’enorme lavoro di tipo spirituale svolto dalla Chiesa). E si tratta di una stima prudente, che ho dovuto costruire poco alla volta, valutando i diversi settori. Una cifra ragguardevole, che permette di dare una dimensione diversa a quanto invece la Chiesa riceve dallo Stato italiano: 1,2 miliardi all’anno per 1’8 per mille delle imposte (destinato volontariamente dai contribuenti alla Chiesa), e alcune centinaia di milioni per l’esenzione dall’IMU.

Questo impegno cambia allora anche la visione dei rapporti fra Chiesa e Stato…

Certo, potrà influenzare le annose discussioni sull’8 per mille. Molti critici e scettici vedono solo questo aspetto, mentre qui è emersa l’importanza del ruolo sociale della Chiesa, che fa risparmiare moltissimo allo Stato. Le posso dire che se le opere cattoliche, per assurdo, dovessero chiudere per un mese, mezza Italia sarebbe in ginocchio. La Chiesa in questo senso non pretende certo di sostituirsi allo Stato, ma supplisce le lacune dei servizi pubblici con il proprio impegno, che al di là di ogni schematismo ideologico è motivato innanzitutto dalla volontà di mettersi al servizio dell’uomo. Lo si vede ancor meglio oggi, con la crisi che colpisce centinaia di migliaia di persone che hanno perso il proprio lavoro. E che per la prima volta non riescono a far fronte alle proprie necessità.

La Chiesa tuttavia non è un’ONG, come spesso ha affermato papa Francesco. Quali sono le caratteristiche specifiche delle opere cattoliche?

Sono… le opere della fede. Ogni volontario, di qualsiasi “colore” è certamente da elogiare, ringraziare. Ma forse il volontariato cattolico ha qualcosa in più, nel senso che il cattolicesimo è attento alla persona. Oggi viviamo in una società orientata sull’individuo, visto in un’accezione libertaria, di assoluta autonomia. Che sfocia in un’assoluta… solitudine, anticamera di drammatiche situazioni di disperazione, testimoniate da troppi fatti di cronaca nera. Il cattolico invece considera la persona nella sua dimensione di relazione, anche con le altre persone. Crea un tessuto sociale, opponendosi alla tendenza che mette in crisi questi legami.

Le dimensioni dell’impegno della Chiesa fanno anche riflettere sui rapporto fra welfare privato e pubblico…

Certamente. Quella dell’evoluzione verso una maggiore sussidiarietà è una tendenza spesso contrastata. Pensiamo alla scuola. In Italia la Legge 62/2000 (voluta da D’Alema e Berlinguer) ha impostato il sistema della scuola sulle scuole pubbliche e pure sulle scuole private, dette parificate, di cui il 70% circa è di frutto dell’impegno cattolico. Con risultati positivi. Eppure, questo weekend a Bologna i cittadini dovranno votare su un referendum (per fortuna solo consultativo) che chiede che le risorse pubbliche siano investite per le sole scuole pubbliche, misconoscendo il ruolo delle strutture private a favore dell’intera comunità. Si dovrebbe invece continuare sulla via segnata dalla legge sulla scuola, estendendone i principi ad altri settori, come del resto avviene in molti Paesi europei.

L’impegno ecclesiale nasce dalla forte presenza della comunità dei credenti, dell’istituzione nella società italiana. Quali le conseguenze di questo profondo radicamento?

In Italia la Chiesa è ancora Chiesa di popolo. E questo permette alle strutture ecclesiastiche di entrare immediatamente in contatto con i problemi della gente, spesso più rapidamente rispetto alle ingessate strutture statali, molto burocratiche.

Così ad esempio le antenne della Caritas intuirono già nel 2007-2008 le prime avvisaglie dell’imminente crisi, molto prima dello Stato. E iniziarono a intervenire. Inoltre, la molteplicità degli ambiti d’impegno garantisce alla Chiesa una visione d’assieme unica, più pronunciata rispetto a strutture burocratiche che spesso rimangono autocentrate, dove ogni settore è sovrano in casa sua…

Per concludere… a quando un analogo studio sull’impegno della Chiesa in Ticino?

[ride] Beh, ora sono anni che risiedo e lavoro a Roma. In questo caso, sarà da tener in considerazione la diversa storia della Chiesa su territorio svizzero, che ha conosciuto un contesto politico assai differente. Ma l’idea è buona, magari per un’edizione aggiornata dello studio…

Di Davide Adamoli

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