Quell’Italia romanzata (Lombardia Oggi)

del 22 Giugno 2015

Da Lombardia Oggi del 21 giugno

Ha un titolo che sa di chilometri macinati. Di Mediterraneo, di polvere e di strade assolate, del desiderio di raccontare un’Italia che non c’è più, o che sopravvive in qualche piega dimenticata del Paese e i cui echi cercano
voci disposte ad ascoltarne le storie. Si chiama «Paracarri – Cronache da un’Italia che nessuno racconta» (Rubbettino) il libro di Alessandro Calvi, giornalista e scrittore che riprende un genere ormai desueto, l’inchiesta letteraria a metà strada tra cronaca e racconto. E lo fa per tornare a raccontare la periferia e provare a capire il centro, il Potere, «con Pier Paolo Pasolini sempre in valigia» e il pensiero rivolto a Carlo Levi, Danilo Dolci, Nuto Revelli e un omaggio a Leonardo Sciascia nel primo capitolo, quello su Mussolinia di Sicilia, la città che avrebbe dovuto dar lustro all’Italia fascista, ma che non vide mai la luce se non in qualche fotomontaggio spedito al duce affinché non sospettasse che quella città era soltanto una sua illusione. E poi ecco anche certe casette immobili, costruite nel dopoguerra a cavallo tra Puglia e Basilicata, e un paesaggio astratto che testimonia la definitiva sconfitta della civiltà rurale. Ecco la solitudine esistenziale di Gibellina, Matera che dopo secoli di sonno rischia d’esser divorata dalla modernità, l’impasto di lamiera e disperazione delle favelas nascoste nella pancia di Messina. Scorrendo le pagine
del libro si entra poi nel baretto di Vezio, «struttura del comunismo italiano che non c’è più»e che a Roma era noto come il retrobottega di Botteghe Oscure, e pure nei Mas, ovvero i Magazzini allo Statuto, «quattro piani e un sotterraneo
dove con pochi spicci si può comprare la felicità, seppure un po’ fanèn Risalendo la Penisola, ecco poi la piccola Chernobyl italiana di Casale Monferrato, una Venezia bellissima ma che «s’è fatta conformista, è sempre più inutile rappresentazione di se stessa» E poi Mlano, dove fu installato il
primo semaforo italiano: «Lo guardarono attoniti i milanesi quel palo piantato in mezzo alla strada, a due passi dal Duomo, carico di luci intermittenti» E fu l’inizio dell’unica rivoluzione borghese che questo Paese abbia mai conosciuto, così che il coro di clacson che da allora ci accompagna «divenne la nostra innocua Marsigliese in Luoghi, storie, voci, persone: come Pier Paolo Pasolini e il giallo della sua morte e, soprattutto, una storia accaduta molti anni dopo quella notte all’Idroscalo. E l’ultimo capitolo, «Contropasolini» dura invettiva contro gli intellettuali e contro chi oggi pretende di raccontare Roma ignorandone l’anima e le persone che la abitano.

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