Compagno Benito. La svolta di Mussolini dalla classe alla patria (Libero Quotidiano)

di Roberto Coaloa, del 20 Febbraio 2014

da Libero Quotidiano del 20 febbraio

L’originale, documentato e brillante volume di Nicholas Farrell e Giancarlo Mazzuca il compagno Mussolini. La metamorfosi di un giovane rivoluzionario (Rubbettino, pp. 348, euro 19) prende spunto dal centenario della Prima guerra mondiale e spiega i mutamenti del socialista Mussolini alla vigilia del suicidio dell’Europa: i trasformismi di un socialista internazionalista che passa in breve tempo a essere uno scalmanato nazionalista, diventando il protagonista dell’interventismo di impronta nazionalistica, mettendo in ombra gli interventisti democratici, da Salvemini a Bissolati, da Bonomi a Barzilai. Nel 1915, la Grande Guerra fu per Mussolini il momento decisivo «per iniettare in Marx una dose di Nietzsche» e liberarsi dalla camicia di forza del determinismo. Per Farrell e Mazzuca fu anche l’anno di nascita del fascismo. Nel 1919 si preparò l’ascesa della «trincerocrazia» di Mussolini, che sedusse gli italiani con l’idea che la Grande Guerra era stata per la nazione il suo fondamento.
Il “Professor” Mussolini fece la sua parte, come bersagliere, senza farsi mancare, durante il periodo della neutralità italiana, un duello – il 29 marzo 1915 – con il direttore dell’Avanti, Claudio Treves, accusato di essere «Claudio il coniglio», «Claudio tremens», «nauseabondo», «volgare» e «donnetta». Nel 1916 Mussolini fu promosso caporale, ma durò poco: il 23 febbraio 1917 fu ferito da parecchie schegge di granata, allo scoppio di un mortaio che lui e altri stavano utilizzando per le esercitazioni di tiro. Finì in ospedale prima a Udine e poi a Milano, dove incontrò il re Vittorio Emanuele III e concluse la sua esperienza bellica come un Don Giovanni, vedendo le donne della sua vita, la Sarfatti e Rachele, azzuffarsi per lui. Persino Ida Dalser, madre di Benito Albino, si presentò all’ospedale di Milano. Farrell e Mazzuca propongono alcune novità su Mussolini «agente del Ministero francese a Roma», che avrebbe incassato nel 1914, grazie al Ministro per la Propaganda di Guerra, Jules Guesde, socialista, alcuni milioni di franchi per caldeggiare sul Popolo d’Italia l’entrata in guerra dell’Italia a fianco di Francia e Gran Bretagna. Gli autori aggiungono anche soldi inglesi, dopo un’accurata verifica negli archivi di Cambridge. Lì hanno trovato i documenti del «bribing» (corruzione) di giornalisti interventisti. Nel 1917, Mussolini secondo alcune fonti avrebbe preso «£100 a week», per Farrell e Mazzuca solo «£50 a month».
Belle le pagine dedicate agli scrittori inglesi sul fronte italiano. Sono poco note al grande pubblico, come quelle di Rudyard Kipling e dello storico George Macaulay Trevelyan. È molto opportuno ricordarle poiché alcune tra le più spietate battaglie della Grande guerra si svolsero sul fronte italiano, davvero unico: una «terra di nessuno» di 600 km dalle Dolomiti all’Adriatico, immersa in un biancore eterno di pietre e di neve, che Herbert George Wells definì «monti antichi torvi e malvagi». Pagine necessarie, dopo la stroncatura del fante italiano a Caporetto, resa celeberrima da Hemingway. Qui accanto pubblichiamo ampi stralci del capitolo «Il socialismo nazionalista».

di Roberto Coaloa

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