Giuseppe Amoroso

Nelle storie degli altri

Narrativa Italiana 2003-2004

Cartaceo
30,40 32,00

Improvvise, le vicende si scatenano dall’«emorragia mentale» di chi conduce le azioni o dal piacere «un po” esibizionista» di chi scrive. Ed è sufficiente l’«incantesimo» di una bugia per trasformare l’inventario del quotidiano nelle

Improvvise, le vicende si scatenano dall’«emorragia mentale» di chi conduce le azioni o dal piacere «un po” esibizionista» di chi scrive. Ed è sufficiente l’«incantesimo» di una bugia per trasformare l’inventario del quotidiano nelle Mille e una notte.Siglata da parole pari a «formule magiche», la narrativa affida a una fantasia «allenata come un atleta» il compito di esplorare un universo nitido e il suo ruggioso risvolto ,« le lingue d’ombra dei ricordi» e le contese con l’ignoto , cronache domesriche e libri che espongono la loro officina. Altre parole, di «cemento armato», prendono in consegna la polemica politica e l’impegno realistico, lo studio di costume e l’ottica ai confini con il Kitsh.
Reticoli linguistici stralunati, impasti di metafore e citazioni, manciate di righe autonome, simboli, registri fonici eterogenei dettano le linee di una scrittura chiamata a convocare idee che si agitano «come lenzuola bianche stese al vento» e il singhiozzare senza preavviso dell’esistenza, il «codice fiscale dell’Anticristo» e le «metafisiche fantasie»di un supermercato, personaggi materializzati da una «misteriosa alchimia» e figure in rivolta con la loro sorte di carta.
Vergate con l’inchiostro del sogno, passano storie «difficili da raccontare» , e talora destinate a i«ngarbugliarsi di altre storie», mentre qualche intreccio riesce a scorrere liquido, senza nodi.Intanto, «pagine menzognere» transitano accanto a quelle decise a far vedere «la vita senza invenzioni», spesso chiedendo l’aiuto di forme espressive custodite da una collaudata scuola.Se avanzano romanzi dove «scarseggiano i fatti»e non c’è «trama, ma trauma», all’autore non resta che puntare sul lessico in grado di inventare il modo: «e qui, tra vero e falso, si districhi chi vuole proseguire».