Giuseppe Amoroso

Le sviste dell’ombra

Narrativa italiana 1999-2000

Cartaceo
17,66 18,59

Sul binario di un’annalistica ricognizione della più recente narrativa italiana – condotta da Giuseppe Amoroso a partire dal ”75 e approdata a una fitta serie di contributi critici – si colloca ”Le sviste dell’ombra”,

Sul binario di un’annalistica ricognizione della più recente narrativa italiana – condotta da Giuseppe Amoroso a partire dal ”75 e approdata a una fitta serie di contributi critici – si colloca ”Le sviste dell’ombra”, capillare testimonianza di un interesse rivolto a testi, esemplari di un ventaglio di prospettive, comparsi nell’arco del biennio che chiude il secolo. l’ampia raccolta di interventi, che vanno dalla recensione a misure più sostenute di lettura, da intendersi (secondo un consolidato giudizio sullo spssore, talora mimetico, dell’indagine di Amoroso) come ”capitoletti romanzeschi”, è orientata da un’ottica sensibile soprattutto agli esiti espressivi. Ne consegue una pagina che, nella ”menzogna misteriosa” degli intrecci narrativi, accerchia ogni obliquo sussulto della parola, l’oltranza e la norma più intransigente. Anche nello spazio ultimo di millennio, gli scrittori, inseguendo qualcosa di magico nel giornaliero andare della cronaca e nella corsa per i quadranti del fantastico, mostrano di avere davanti un universo nitido, geometrico, qua e là un pò plastificato, e il suo rovescio mutevole, favoloso e sibillino, in cui non è facile comprendere i giusti ruoli dei personaggi, le azioni eccentriche e sfuggenti, gli accidentati tragitti di “angeli senza più ali”, di demoni domestici, che appaiono sotto l’ipnotica meraviglia di una luna quasi allo zenit e si agitano nel dedalo che disgrega il tunnel del resoconto. Le scene si marmorizzano, subiscono arresti che ne ritagliano la sacralità, vanno in frantumi: non più anelli stabili di un movimento romanzesco, sono fasi convulse, imitazioni di un rito, lacerazioni dell’aria che annunciano l’incombere di un agguato contro la cui crudeltà non esiste talismano. E il progetto minimalista (antidoto o rivolta), voluto da un grigiore spiazzato, risulta, nei casi piùalti, compromesso da trepidazioni: lo attraversa una diagonale puntata verso altre sponde, dove germina qualcosa che assomiglia a un piccolo miracolo. i racconti che respirano “malaria”, o che giocano la carta della citazione, della letteratura, delle tecniche più agguerrite, e quelli che tentano di capire quanto sia complicata la visione della Storia e della verità, si incrociano sotto la spinta mistificante del narratore, “io a tutto tondo, senza corsivo”.

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