Paolo Silvestri

Il liberalismo di Luigi Einaudi o del Buongoverno

Cartaceo
19,00 20,00

«Buongoverno e malgoverno: un’antitesi che percorre tutta la storia del pensiero politico, uno dei grandi temi, se non il più grande, della riflessione politica di tutti i tempi». Eppure, «nessuno usa più le parole

«Buongoverno e malgoverno: un’antitesi che percorre tutta la storia del pensiero politico, uno dei grandi temi, se non il più grande, della riflessione politica di tutti i tempi». Eppure, «nessuno usa più le parole buongoverno e malgoverno, e chi le usa ancora sembra volto al passato, a un passato remoto, che solo un compositore di prediche inutili ha ancora il coraggio di riesumare» (N. Bobbio).
Questo libro si propone di qualificare teoreticamente il senso e il modo in cui Luigi Einaudi, «compositore di prediche inutili», riattualizza il mito del buongoverno alla luce della portata dirompente dell’economico per la modernità e dei suoi effetti sul giuridico, il politico e l’etico. Il tentativo che egli compie è quello di fondare nuovamente le istituzioni liberali compromesse dalla Grande guerra e in seguito sconvolte dal fascismo. Riprendendo il filo del buongoverno, Einaudi tesse così l’ordito e la trama di una figura che precede e trascende i tò poi e le categorie del suo pensiero, e che, a un tempo, li tiene assieme, assurgendo a immagine sintetica e fondativa della società liberale, nonché del suo stesso liberalismo.
Il liberalismo di Luigi Einaudi o del Buongoverno è la ricostruzione di una «visione del mondo», dell’«uomo» e della «libertà», visione che ha a cuore la tutela di quel «bene supremo che è la libertà dell’uomo», ma che sostiene anzitutto la causa delle «libertà concrete» affinché ciascuno di noi possa «continuamente rompere la frontiera del noto, del già sperimentato, e muovere verso l’ignoto ancora aperto all’avanzamento materiale e morale dell’umanità».