Luigi Sturzo

Servire non servirsi

La prima regola del buon politico

Prefazione di Giovanni Palladino

Cartaceo
8,55 9,00

«Non si corregge l’immoralità solo con le prediche e gli articoli dei giornali. Bisogna che la prima a essere corretta sai la vita pubblica: ministri, deputati, sindaci, consiglieri comunali, cooperatori, sindacalisti diano l’esempio di

«Non si corregge l’immoralità solo con le prediche e gli articoli dei giornali. Bisogna che la prima a essere corretta sai la vita pubblica: ministri, deputati, sindaci, consiglieri comunali, cooperatori, sindacalisti diano l’esempio di amministrazione rigida e di osservanza fedele ai principi della moralità. Mi rideranno dietro gli scettici di profesisone, coloro che non credono che l’uomo sappia e possa resistere alle tentazioni. Il mio articolo non è diretto a loro. É principalmente diretto ai democratici cristiani»

(Luigi Sturzo, Moralizziamo la vita pubblica, 3 novembre 1946)

«Da queste pagine emerge la grande importanza che Sturzo poneva nella funzione pedagogica della buona politica. Egli credeva in una specie di causa-effetto: la politica è utile se buona ed è tale se sostenuta dalla buona cultura. Questa si acquisisce con lo studio del vero e del bene, studio a cui il cristianesimo ha dato un fondamentale contributo. É tampo che inizi a “fare scuola”, direbbe oggi Sturzo»

(Dalla prefazione di Giovanni Palladino)

«Sturzo, che subì tante sconfitte nella vita politica, è oggi un vincente: perchè oggi ha ancora tanto da dire a noi e domani ai giovani che verranno. I suoi avversari, invece, nulla ci hanno lasciato, se non i loro errori, le loro ditruzioni e talora, i loro orrori»

(Dalla postfazione di Marco Vitale)