L’Italia nelle Catene Globali del Valore

Il Made in Italy “nascosto” e i legami produttivi internazionali

a cura di Giorgia Giovannetti e Enrico Marvasi

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L’economia mondiale e gli scambi sono sempre più organizzati lungo filiere produttive internazionali, le cosiddette Catene Globali del Valore (CGV). Questo studio fornisce gli strumenti, le definizioni e i concetti necessari a comprendere

L’economia mondiale e gli scambi sono sempre più organizzati lungo filiere produttive internazionali, le cosiddette Catene Globali del Valore (CGV). Questo studio fornisce gli strumenti, le definizioni e i concetti necessari a comprendere e misurare il fenomeno, con particolare attenzione al ruolo dell’Italia. L’analisi mostra come i legami commerciali e produttivi tra paesi e settori non siano solo diretti ma anche indiretti, cioè possano avvenire tramite passaggi intermedi che coinvolgono paesi terzi nel ruolo di fornitori, acquirenti e trasformatori di beni e servizi. Ciò implica che l’export dipende anche dalla capacità di importare input di livello qualitativo adeguato a costi contenuti, ovvero che le importazioni sono un fattore di competitività dell’export. Specularmente, i percorsi seguiti dai beni esportati fino ai mercati di destinazione non sono sempre lineari. Per valutare in che misura il “Made in Italy” arriva nel mondo in maniera indiretta, bisogna ricostruire se e in che misura è presente nelle esportazioni degli altri paesi. Ad esempio, quanto dell’export tedesco è in realtà prodotto in Italia (o, in altre parole, quanto   il “Made in Italy nascosto”)? Conoscere e comprendere queste tendenze   fondamentale per predisporre politiche economiche efficaci e gestire consapevolmente le trasformazioni in corso. Come si   visto durante la pandemia di Covid-19, i legami tra imprese e paesi nelle CGV comportano costi e benefici, rischi e opportunità. Le domande restano molte. Si deve pensare a delle catene del valore diverse? Ci sono vantaggi nella regionalizzazione delle CGV, si inquina di meno se i beni “viaggiano” meno? Si può garantire la diversificazione e l’aumento della capacità? Come si fa a delimitare esattamente le scelte e le politiche? Quali sono le esternalità e i fallimenti del mercato da correggere? Una transizione verso una globalizzazione più sostenibile è possibile solo ricorrendo a politiche economiche mirate che affrontino il problema delle disuguaglianze e sappiano trovare il giusto bilanciamento tra miglioramenti di efficienza e gestione dei rischi.

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