Le sfide del diritto

a cura di Giuseppe Dalla Torre e Cesare Mirabelli

Cartaceo
26,60 28,00

Presentazione

Il volume che si presenta è l’omaggio che la comunità accademica romana – una realtà unica al mondo nella sua ricca articolazione di Università statali, Università non statali e Università Pontificie – offre

Presentazione

Il volume che si presenta è l’omaggio che la comunità accademica romana – una realtà unica al mondo nella sua ricca articolazione di Università statali, Università non statali e Università Pontificie – offre a Sua Eminenza il Cardinale Agostino Vallini, Vicario generale del Santo Padre per la Diocesi di Roma, in occasione delle celebrazioni per il ventesimo anniversario della sua ordinazione episcopale.
Non deve sorprendere se la miscellanea di studi qui raccolti non rifletta, seppure limitatamente, la pluralità dei saperi coltivati in una comunità accademica tanto ampia e articolata, ma esprima solo tematiche proprie del sapere giuridico. Il fatto è che l’intera comunità accademica romana ha inteso esprimere i sentimenti augurali, e al tempo stesso di gratitudine per l’attenzione rivolta alla realtà universitaria, proprio servendosi della voce di alcuni suoi componenti, cultori della scienza giuridica. Ciò nella consapevolezza degli studi compiuti dal Cardinale nel campo del diritto, della sua qualificata esperienza di docente di materie giuridiche in sede universitaria, così come della esperienza più tardi maturata, come giudice, al più alto vertice della organizzazione della giustizia canonica.
Insomma: il volume vuol essere dono appropriato, quindi gradibile, al donatario; porta materialmente le firme di alcuni, ma contiene idealmente la sottoscrizione di tantissimi docenti e ricercatori di tutti i settori disciplinari.
Se si prescinde da queste, seppur non trascurabili, motivazioni, la scelta di offrire una miscellanea giuridica potrebbe a qualcuno apparire, per altro verso, lontana dall’attuale, alto incarico affidato al Cardinale Vallini: incarico propriamente pastorale, che ha come contenuto immediato e precipuo la predicazione della Parola e l’amministrazione dei Sacramenti, che ha come stile quello della misericordia e della carità, che ha come metodo la mansuetudine e la ricerca del convincimento, non il rigore del comando. In realtà questo modo di pensare appartiene a una tentazione ricorrente nella storia della Chiesa: quella della contrapposizione tra legge e Vangelo, tra diritto e carità, tra istituzione e carisma. Una tentazione antica ma non per questo meno erronea, che a sua volte si nutre, per quanto riguarda sia il ruolo del diritto nella società civile sia il ruolo del diritto nella società ecclesiastica, di un altro grave e ricorrente errore: quello di intendere il diritto come espressione dell’autorità che comanda, e non come strumento di giustizia. Come avvertono i filosofi del diritto, ius viene da iustum, non da iussum.
Nelle sue opere giuridiche il Cardinale Vallini esprime piena consapevolezza di ciò e, per quanto riguarda la comunità ecclesiale sulla quale si è rivolta in passato la sua riflessione scientifica, coglie nel diritto, segnatamente nel diritto canonico, non una sovrastruttura bensì un elemento costitutivo della Chiesa, in quanto popolo di Dio, società umana pellegrinante nella storia; non un elemento estraneo al munus pastorale ma un efficace strumento, tra gli altri, di questo, visto che la pastorale comporta il governo di una porzione del popolo di Dio, con compiti quindi di organizzazione, di sostegno, di promozione verso le finalità che sono proprie della Chiesa.
Anche nella società civile il diritto, se correttamente inteso, è chiamato a essere strumento di giustizia, il che comporta riconoscimento della dignità umana di ogni uomo e delle sue spettanze inalienabili, la tutela del più debole nel rapporto, la pace.
Queste linee di pensiero sono ciò che unisce, pur nella diversità di tematiche, i saggi qui raccolti, che toccano l’uno e l’altro diritto, il canonico ed il secolare, e che riguardano la persona, la società e le istituzioni, l’economia e il lavoro, la ricerca e le tecnologie. Si tratta di saggi che alla luce di una corretta antropologia si pongono l’obiettivo ambizioso di cogliere le sfide del diritto nell’odierna società post-moderna.
Sì: le sfide del diritto e non le sfide al diritto di questa nostra società.
Non c’è dubbio che la realtà contemporanea sfidi talora sfacciatamente il diritto: sul piano fattuale, ad esempio, fenomeni come quelli della globalizzazione vengono abbattendo sistematicamente tutti i principi, i concetti, le costruzioni che da almeno due secoli a questa parte hanno costituito l’orizzonte in cui si muoveva il giurista, come ad esempio la nazionalità, la territorialità e la statualità della legge. Ma non meno, anzi più gravi sfide vengono al diritto sul piano teoretico: si pensi solo alle ricadute del non cognitivismo etico sul terreno di una esperienza giuridica che non può valutare che in termini di giusto ed ingiusto, quindi di conformità o meno del diritto positivo al valore etico della giustizia.
Ma i saggi qui raccolti hanno la pretesa, al contrario, di indicare sfide che il diritto, quasi a rilancio, può e deve fare alla società contemporanea: al rilancio della razionalità contro ogni deriva emozionale; alla riaffermazione di valori universali ed astorici, validi sempre, dappertutto e per tutti, contro ogni relativismo che finisce per consentire lesioni della dignità della persona umana e ritorno a inaccettabili discriminazioni; alla restituzione della distinzione tra legalità, vale a dire l’agire conformemente alle leggi, e legittimità, vale a dire l’agire secondo giustizia. La vittoria in tali sfide significherà per il diritto – o meglio: per i giuristi – salvarsi l’“anima”, cioè la propria ragion d’essere, ma anche salvare il mondo; la perdita viceversa sarà per il diritto – e per i giuristi – la fine della propria ragione e per il mondo la bruta affermazione della volontà del più forte.
Ed il pensare al futuro del diritto in questi termini non può essere estraneo alle preoccupazioni di un Pastore, che è chiamato non a lasciarsi guidare ma a guidare il proprio gregge, orientandolo anche verso quelle mete di animazione cristiana dell’ordine temporale che sono state indicate dal Concilio Vaticano II.

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