Del tradurre

Dal greco moderno alle altre lingue

a cura di Anna Zimbone

Cartaceo
15,20 16,00

Questo volume raccoglie lezioni e seminari tenuti – per la Cattedra di Lingua e Letteratura Greca Moderna di Catania e nell’arco di alcuni anni accademici – da neoellenisti italiani e stranieri sul medesimo argomento:

Questo volume raccoglie lezioni e seminari tenuti – per la Cattedra di Lingua e Letteratura Greca Moderna di Catania e nell’arco di alcuni anni accademici – da neoellenisti italiani e stranieri sul medesimo argomento: il testo letterario come luogo privilegiato per lo studio dei problemi metafrastici.
I contributi abbracciano un ampio spazio cronologico, dal XVIII secolo fino ai nostri giorni. Oggetto di esame sono, così, gli anni dell’Illuminismo greco – con l’incessante attività editoriale e il vasto dibattito critico sulla funzionalità etica e/o dilettevole dei testi tradotti – e, via via, la narrativa di Alèxandros Papadiamandis – massimo esponente del realismo ellenico -, il lessico popolare e dialettale dei canti popolari greci, ma anche di Eftaliotis, Theotokis e Vlachoghiannis, scrittori di racconti ‘veristici’ nella Grecia di fine Ottocento, e poi lo ‘scompiglio’ poetico che caratterizza la struttura sintattica degli ultimi pezografimata del tessalonicese Ghiorgos Ioannou, fino alla peculiare organizzazione ritmica e, quindi, sonora di Romanzo, del contemporaneo Ghiorgos Chimonàs. Due poeti, inoltre, Dionysios Solomò s e Ugo Foscolo, entrambi nati nella stessa isola, Zacinto, ma con destini letterari affatto diversi, sono studiati da ottiche differenti: il primo quale rielaboratore, in italiano, di un apologo di Esiodo, il secondo per la sua fortuna in Grecia, attestata dalle numerose traduzioni dei Sepolcri. Alcuni lavori, inoltre, affrontano problemi prettamente teorici, in ispecie sullo scopo o la sfida del traduttore.
Infine, questa pubblicazione, che ha per oggetto la letteratura e la lingua greca moderna, se risponde al richiamo di tradizioni alte e nobili, oggi spesso abbandonate alla corrente dell’oblio, rivela anche il bisogno che noi avvertiamo – di fronte al predominio dell’inglese come lingua della comunicazione internazionale – non solo di non emarginare le altre lingue, ma al contrario di coltivarle con rinnovata passione. La passione che deriva dal valore della solidarietà tra i popoli e dalla ricerca inesausta del dialogo tra le differenze. Un invito a costruire, dunque, in un Mediterraneo che altri vuole mare di guerra, i valori dell’interculturalità e della pace.

Rassegna

Condividi