Daniela Andreatta

Proudhon

Dall'Anarchia alla Federazione

Cartaceo
20,90 22,00

Esponente del socialismo antiautoritario, Proudhon partecipa alla vita e al dibattito politici del suo tempo con progetti di riforma economico-sociale, un’interessante attività giornalistica e un vasto e complesso lavoro di indagine teorica che spazia

Esponente del socialismo antiautoritario, Proudhon partecipa alla vita e al dibattito politici del suo tempo con progetti di riforma economico-sociale, un’interessante attività giornalistica e un vasto e complesso lavoro di indagine teorica che spazia su piani molteplici (antropologico, economico, politico, ecc.) e mira a individuare le cause profonde del male sociale. Questo libro ricostruisce il percorso teorico del Bisontino a partire dal 1848, anno segnato dall’imporsi violento della questione sociale. Prendendo avvio dagli scritti successivi al Système des contradictions économiques, il libro esamina la fase anarchica del pensiero proudhoniano, contraddistinta dall’elaborazione del concetto di anarchia positiva (o societò senza governo), e la fase federalista, più aperta a una considerazione problematica del potere e incentrata sull’elevazione del foedus a momento costitutivo di un ordine politico pensato come dinamico e intrinsecamente plurale. Dalla ricostruzione ciò che soprattutto emerge è la centralità indiscussa del tema della giustizia, cui si accompagna il permanere immutato, nel passaggio dall’anarchismo al federalismo, di una negazione della sovranità che si esprime nella messa in questione degli strumenti classici attraverso cui il potere (anche democratico) si legittima e l’obbligo politico si fonda. Spicca, infine, la peculiarità del federalismo prouhoniano, la sua irriducibilità a semplice teoria dello Stato federale. Radicata in una visione dialettica e antiassolutista, antinomica e pluralista della realtà, l’idea proudhoniana di federazione oltrepassa l’ambito politico per ridisegnare (come faranno a loro volta, nel ‘900, i teorici del federalismo integrale) il tessuto delle relazioni economico-sociali nel senso voluto della giustizia. La quale impone di ricercare, a tutti i livelli e nelle diverse sfere dell’esperienza, un punto di equilibrio mobile, mai definitivo, tra gli opposti principi (eguaglianza e libertà, libertà e autorità) e tra le opposte forze.