Bruno Lai

Popper in Italia

Le disavventure di una filosofia politica

Cartaceo
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Si può definire Popper un“neopositivista deteriore”? Si può liquidare La società aperta e i suoi nemici, come un semplice“grosso pamphlet politico”? Si può considerare la ventata di aria fresca che ha portato nel dibattito

Si può definire Popper un“neopositivista deteriore”? Si può liquidare La società aperta e i suoi nemici, come un semplice“grosso pamphlet politico”? Si può considerare la ventata di aria fresca che ha portato nel dibattito filosofico-politico italiano come una perniciosa“malattia intellettuale”?Queste ed altre simili tesi sono state sostenute da studiosi italiani, più o meno noti, che non hanno gradito l’incursione delle idee politiche popperiane in una scena filosofica dominata dalle opposte ortodossie marxista e cattolica. Una scena nella quale la cultura laica e liberale, sebbene nient’affatto assente, soffriva di un evidente complesso di inferiorità. Quando le opere di Popper venivano lette e tradotte in tutto il mondo, in Italia se ne ignorava quasi l’esistenza o si taceva colpevolmente tenendo il filosofo austriaco sostanzialmente lontano dall’Italia almeno fino agli anni Settanta. Solo allora, grazie al coraggio ed all’impegno sopra tutti di Dario Antiseri, anche in Italia ha cominciato ad essere conosciuto e dibattuto il pensiero del grande filosofo austriaco.Il suo liberalismo e la sua filosofia delle scienze sociali, oltre gli altri contributi filosofici fondamentali, sono ancora oggi di grande interesse, nonostante i profondi mutamenti attraversati dal panorama filosofico e politico internazionale. La conoscenza delle vicende che ne hanno determinato la fortuna in Italia può essere utile, oltre che per un migliore apprezzamento della sua stessa filosofia, anche per una maggior comprensione della nostra storia culturale recente.