Le polizie informali

a cura di Livio Antonielli

Cartaceo
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È ormai cosa acquisita che sino all’Ottocento anche i maggiori Stati europei, in linea generale, non disponessero di una vera e propria forza di polizia, o che, quando ne disponevano, questa fosse comunque esile

È ormai cosa acquisita che sino all’Ottocento anche i maggiori Stati europei, in linea generale, non disponessero di una vera e propria forza di polizia, o che, quando ne disponevano, questa fosse comunque esile e fragile. Questo assunto contrasta però col numero, questa volta tutt’altro che esiguo, di coloro che a vario titolo erano autorizzati a portare le armi per funzioni spesso le più varie ma che, a volte con qualche fantasia, potevano essere annoverate come funzioni proprie della polizia. Il contrasto tra questi due piani lascia intendere come fossero numerose le autorità che potevano dotarsi di forze di parapolizia, con autorizzazioni concesse a fasce o gruppi particolari della popolazione civile perché intervenissero fattivamente per ripristinare l’ordine o per combattere la criminalità, oppure ancora per svolgere funzioni di sorveglianza atte a mantenere l’ordine in un determinato spazio o territorio. Alla radice di tutto ciò stava il fatto che la società d’antico regime, di fronte alla molteplicità delle sue fonti di diritto, aveva una parallela varietà di situazioni nell’ambito delle quali si potevano riconoscere forme diverse di rottura dell’ordine, nonché un altrettanto articolato e flessibile sistema di risposte volte a ripristinarlo. È appunto questo aspetto delle polizie informali, dunque non direttamente dipendenti dal principe o dallo Stato, che si intende dibattere in questa sede. Si indagheranno i corpi di parapolizia e le relative funzioni, si parlerà di milizie di varia conformazione, di armati di diverse natura e dipendenza, ma anche si affronterà il tema di cosa effettivamente si debba intendere per «polizie informali».