Friedrich A. von Hayek

La via della schiavitù

Prefazione di Raffaele De Mucci

Cartaceo
17,10 18,00

Qual è la lezione che questo libro destina al mondo occidentale dell’epoca e al tempo stesso – per l’attualità delle sue intuizioni – concede in eredità ai contemporanei? Semplicemente che non può esservi alcun

Qual è la lezione che questo libro destina al mondo occidentale dell’epoca e al tempo stesso – per l’attualità delle sue intuizioni – concede in eredità ai contemporanei? Semplicemente che non può esservi alcun compromesso tra la libertà e i diritti «sociali» degli individui. Il fascismo, il socialismo, il nazismo, il comunismo, totalitarismi che, secondo Hayek, conducono alla via della schiavitù, sembrerebbero ormai appartenere ai residui del «secolo breve». Questi regimi dispotici non hanno saputo adattarsi alle sfide della modernità, e quindi hanno dovuto soccombere sotto il peso delle loro nefandezze etiche e inefficienze economiche. Mentre il sistema democratico, insieme al mercato, si sono rivelate le soluzioni più idonee, seppure in sé imperfette, per il mantenimento e il miglioramento degli equilibri politici e per il progresso morale e materiale della società civile. Emerge, però, la delusione dell’autore nei confronti del destino storico della democrazia. La radice delle sue distorsioni originarie sta proprio nell’opposizione dei popoli all’idea di libertà, che si manifesta nell’anelito masochista alla schiavitù. Il problema sollevato da Hayek – perché emergono i peggiori ovvero, per contro, soccombono i migliori – costituisce uno dei maggiori crucci per i cittadini del nostro tempo, la causa della loro delusione e del loro distacco dalle istituzioni politiche. Dovunque, la corruzione sembra avere la meglio sulla meritocrazia, il burocratismo sull’efficientismo, l’illegalità sullo stato di diritto. Diventa subito chiaro perché emergano i peggiori: laddove vengono meno la logica di mercato e le regole della competizione, laddove non c’è una «società aperta», acquista maggiore forza di ammonimento la predizione che «il potere tende a corrompere, e il potere assoluto corrompe in modo assoluto».

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