AA.VV.

La società senza Stato

I fondatori del pensiero libertario

a cura di Nicola Iannello

Cartaceo
14,25 15,00

Questa antologia si basa su una tesi forte: il liberalismo oggi ha senso solo se lo si interpreta come libertarismo.
La radicalità del pensiero liberale è la risposta alla riduzione della politica allo Stato operata

Questa antologia si basa su una tesi forte: il liberalismo oggi ha senso solo se lo si interpreta come libertarismo.
La radicalità del pensiero liberale è la risposta alla riduzione della politica allo Stato operata dalla modernità. La politica come pratica e come sapere nasce nel mondo greco nell’ambito della polis; la politica nasce senza lo Stato e non si esaurisce nello Stato: c’era prima e ci sarà eventualmente dopo. Gli autori proposti in questa antologia si occupano proprio del dopo, e lo fanno con un realismo che li sottrae a qualunque possibile accusa di utopismo. La politica senza Stato dei liberali coerenti, degli anarchici e dei libertari è l’emancipazione della riflessione teorica dal trionfo di una declinazione, storicamente collocata, dei concetti e delle istituzioni propri del lessico della politica.
Gli autori dell’antologia non fanno che continuare a pensare la politica non in termini di Stato pur dopo il trionfo dello Stato. Le associazioni difensive volontarie, le agenzie di assicurazione della protezione che il lettore incontrerà in questo volume sono solo forme nuove della politica che rifiutano l’egemonia della statualità. Rifiutando l’appiattimento della filosofia politica sulla scienza dello Stato, i liberali autentici restituiscono alla riflessione teorica il respiro della grande avventura intellettuale.
L’antologia si compone di tre sezioni con scritti di tre autori ciascuna: Liberali (Gustave de Molinari, Herbert Spencer, Auberon Herbert); Anarchici (Lysander Spooner, Benjamin Tucker, Randolph Bourne); Libertari (Murray Rothbard, Roy Childs, Hans-Hermann Hoppe).
Tre europei nella prima sezione, tre americani nella seconda, due americani e un europeo nella terza. L’idea di libertà sembra rimbalzare da una sponda all’altra dell’Atlantico, alla ricerca di elaborazioni sempre nuove e in fuga da minacce costantemente rinnovate. Lo scritto conclusivo – come quello di apertura da cui un secolo e mezzo lo separa – è opera di un europeo, a dimostrazione che il filo rosso che si è cercato di rintracciare con la raccolta di questi testi non è qualcosa che si tenta di introdurre dall’esterno in una tradizione altrimenti definita, ma parte integrante di una cultura politica che ha sempre fatto della libertà e della resistenza all’oppressione i suoi valori guida.