Ecco tutti i report segreti di Verdini a Berlusconi (Il Tempo)

di Pietro De Leo, del 8 Gennaio 2016

Massimo Parisi

Il patto del Nazareno

18 gennaio 2014 - 31 gennaio 2015

Da Il Tempo dell’8 gennaio

Uno dei passaggi più complessi della storia politica recente raccontato dalla sala macchine. È questo il senso de Il Patto del Nazareno, edito da Rubbettino. L’autore è il deputato toscano Massimo Parisi, da sempre vicinissimo a Denis Verdini, il tessitore dell’accordo tra Berlusconi e Renzi. Fino al momento in cui, poi, quel patto si è rotto, terremotando anche il rapporto tra il Cavaliere e il suo ex Coordinatore. Il libro ci guida nel labirinto di queste vicende politiche e umane con il filo d’Arianna dei «report», le note di consigli e analisi politica che l’attuale leader di Ala inviava a Berlusconi. Da lì emerge un Verdini deciso a far varcare a Berlusconi la porta della sede Pd per «sfatare un tabù: pensa al tuo ingresso a largo del Nazareno e al giro del mondo che faranno quelle immagini», gli scrive il 14 gennaio, a pochi giorni dal celebre incontro con il premier. Ma si tratteggia anche l’immagine, contraria alla vulgata, di un Verdini critico fino al sarcasmo verso Renzi. Ecco tutte le lettere segrete tra gli amici Denis e Silvio.
RENZI? UNO SLALOMISTA
«Se fosse uno sciatore, sarebbe uno specialista degli slalom». Così Verdini descrive l’allora soltanto segretario del Pd in un report a Berlusconi del 2013. «Tolta la rottamazione, che è un concetto piuttosto semplice, non è ancora chiaro che cosa sia esattamente il renzismo». Quanto al capoluogo toscano, centro pulsante della retorica renziana, Verdini sfiora lo sprezzo, scrivendo di una «Firenzina, popolata di vassalli, valvassori e valvassini agli ordini di un giovin signore che (…) sembra quello di pariniana Memoria («avvezzo ad esser servito fin da fanciullo e bravo a far fortuna senza aver lavorato un’ora (…). Oggi a Firenze dominano i comici: i Benigni, i Panariello, i Pieraccioni». E poi si lancia in una prospettiva di quello che sarà, poi, il calvario che dovrà affrontare il neo segretario Pd con le minoranze del suo partito: «Ricorda il Napoleone descritto in Guerra e Pace, che arriva a Mosca senza trovare resistenza e poi scopre improvvisamente l’inferno del Generale inverno».
LE SEGRETARIE DI MATTEO
Non meglio va al team che a fine 2013, Renzi da neo segretario Pd si è scelto per affiancarlo alla segreteria. Verdini evidenzia: «Più che di una segreteria politica si tratta- con rispetto parlando – di un gruppo di segretarie e segretari di Renzi. E neppure di assistenti di livello». E non troppo lusinghieri sono i giudizi riservati ai suoi componenti. Luca Lotti («non solo per età ed esperienza, il profilo appare oggettivamente modesto»); Bonaccini («un giovane vecchio uomo d’apparato, altro che rinnovamento»); Filippo Taddei («tutti questianni di studi per concludere che per ridurre le tasse sul lavoro bisogna rimettere l’Imu»); Debora Serracchiani («studia faziosità da Rosy Bindi»); Marianna Madia («ha già girato praticamente tutte le correnti del partito»). Molto meglio su Guerini («forse l’unico elemento davvero bravo e interessante»). Mentre rimane sospeso il giudizio su Maria Elena Boschi, con toni vagamente da caserma («più adatta al tema forme che al tema riforme, si potrebbe dire. Di lei non si sa molto»).
«PASSIAMO LA PALLA A LETTA»
Questa, dunque, la cornice di quell’incontro, che avverrà il 14 gennaio successivo al quartier generale del Pd. Verdini, tuttavia, non sarà presente. «Penso che ti sarei utile – scrive qualche giorno prima a Berlusconi – e sarei anche orgoglioso di essere al tuo fianco in un momento così decisivo, ma non c’è bisogno che tu mi dica niente: capisco che per una questione di immagine è meglio passare la palla a Gianni». Letta, ovviamente.
«ALFANO E I TRADITORI»
Nel frattempo, man mano che passano le settimane, il ruolo di Verdini come anello di congiunzione tra i due leader comincia ad andare di traverso anche all’interno della stessa Forza Italia. Il rammarico di Verdini è evidente. «Malgrado ciò che scrivono i quotidiani (debitamente imbeccati da qualcuno dei nostri) non ho alcun interesse individuale a portare avanti il rapporto con Renzi». E rivendica l’opportunità di aver propiziato l’incontro del Nazareno che «ti ha rimesso al centro della vita politica», «ha scosso il Partito Democratico» e «ha messo Alfano e la sua accolita di traditori».
«NON HO INTERESSI CON LUI»
La morsa a tenaglia si fa sempre più stringente. Così Verdini scrive, nel maggio 2014, un report al Cavaliere in cui chiede di essere sollevato dal compito di cinghia di collegamento con Renzi. «Si dice che ho “interessi con l’avversario” …invece di dire che non mollo mai, lavorando per te, per il tuo esclusivo interesse e per quello che credo». Puntando poi il dito sul «disastro della situazione gestionale del partito». Dove comincia a montare, giorno dopo giorno, la dissidenza di Raffaele Fitto.
VOLTI FRESCHI SENZA NEURONI
Forza Italia appare disorientata, i gruppi alle Camere non compatti, e i parlamentari terrorizzati da cambi traumatici, Verdini propone al leader, con estrema chiarezza, una strada da seguire: «La celebrazione dei congressi; basta coni circoli, i Clubs e le comunità, perché non e- s-i-sto-no…! Basta con il nuovismo e le facce nuove, dimenticando i danni provocati dai tanti volti freschi senza un neurone; basta con le nomine tanto per nominare; basta con i comunicatori del nulla; gestione diretta dei gruppi parlamentari; elezione dei capigruppo, non più auto-referenziali ma costretti a rispondere ai parlamentari». E poi una stoccata all’entourage: «Basta coni retroscena sui giornali- scrive Verdini – alimentati soprattutto da quanti approfittano della grande vicinanza a te».
«LUXURIA? UNO SHOCK»
Verdini, poi, torna ad attaccare le strategie del partito, «all’inseguimento dell’arma segreta ci siamo mossi fra gli inesistenti e i fantomatici circoli, alla ricerca di facce nuove». Inoltre, il senatore toscano stigmatizza «la scelta di temi e argomenti per i quali il nostro elettorato non era certamente pronto e che sono stati vissuti come un vero e proprio shock: da Luxuria alle unioni civili, alla cittadinanza…». Il riferimento è al selfie di Arcore in cui Berlusconi compariva insieme al transgender paladino dei diritti Lgtb.
CHE FITTO!
Verdini si porrà per trovare una mediazione nello scontro, man mano sempre più acceso, tra il leader e l’eurodeputato pugliese, forte dei consensi mietuti alle elezioni di maggio. Nel relativo report a Berlusconi, Verdini parla di certi «consiglieri» la cui voce, alle orecchie del Capo, sovrasta quella di tutti gli altri. Un’altra stoccata al «cerchio magico».
«NANI E BALLERINE IN FESTA»
Il 2015 si apre con il mancato accordo tra Renzi e Berlusconi per l’elezione del Presidente della Repubblica, che porta al Colle Sergio Mattarella. Il Patto del Nazareno, da lì, finisce. Verdini torna a tuonare, in un report di inizio febbraio, contro chi è più vicino a Berlusconi. «Ciò che appare -scrive Verdini- è a dir poco una disfatta: nani e ballerine che fanno festa per la caduta del Nazareno (…) Forza Italia allo sfascio, divisa in gruppi e gruppetti, l’uno contro l’altro (…) Tutti contro Verdini». E giù con una serie di previsioni fosche sul piano politico. «Il tutto nel tuo silenzio – scrive al Cavaliere – rotto soltanto dai tuoi “formidabili comunicatori”, capaci soltanto di peggiorare la situazione».
SGARBI
La goccia che fa traboccare íl vaso è una puntata in tv di Otto e Mezzo in cui Sgarbi «presente il “muto Toti”» (citazione da un report) rivela che Berlusconi lo avrebbe chiamato al telefono per complimentarsi di una sua performance tv precedente in cui aveva attaccato proprio Verdini, dicendogli che i suoi collaboratori, davanti allo schermo, «facevano la ola».
«I DISASTRI DELLA ROSSI»
Questo è il momento decisivo, che arriva dopo l’accusa al «duo tragico» (Letta-Verdini) che «ha fatto disastri», lanciata dalla tesoriera del partito, Maria Rosaria Rossi in riferimento al Patto del Nazareno. Verdini prende carta e penna: accusa Berlusconi di non averlo difeso prima di fronte «alle statiste che ti circondano (quelle del duo tragico)» e poi verso Sgarbi. «Caro. Presidente – conclude Verdini- il nostro rapporto non c’è più».
«RESTA COL TUO SINEDRIO»
In un successivo documento, del 27 marzo scorso, indirizzato per conoscenza anche a Letta e Confalonieri, Verdini lancerà il definitivo affondo verso quello ormai divenuto il primo anello di collaboratori dell’ ex premier. «Ti sei rinchiuso nel castello incantato con intorno personaggi che il partito non apprezza e non rispetta e li stai usando come clave per regolare non si sa quali conti e perché. Vuoi restare con loro in una splendida solitudine? Benissimo, ne hai tutto il diritto. Basta dirlo». Nello stesso report, il «cerchio magico» viene definito come un «mediocre sinedrio fatto di arroganza, di superficialità e anche, lasciamelo dire, di incompetenza». D’altronde, «se chi ti circonda agisce è perché tu la pensi esattamente così e sarebbe ingiusto prendersela con loro». Gli altri? «In tanti – spiega Verdini – hanno già capito di essere, politicamente, dei morti che camminano». Pronti, conclude con una metafora, a saltar giù con il paracadute prima che l’aereo si schianti. E così sta puntualmente avvenendo.

di Pietro De Leo

clicca qui per acquistare il volume con il 15% di sconto

Altre Rassegne