Andrea Giovanni Noto

Messina 1908

I disastri e la percezione del terrore nell'evento del terremoto

Cartaceo
23,75 25,00

I disastri e i terremoti, in particolare, hanno sempre lasciato tracce rilevanti nella storia. Generalmente l’approccio allo studio di questi eventi ha privilegiato i dati quantitativi resi dall’entità delle vittime e dei danni materiali.

I disastri e i terremoti, in particolare, hanno sempre lasciato tracce rilevanti nella storia. Generalmente l’approccio allo studio di questi eventi ha privilegiato i dati quantitativi resi dall’entità delle vittime e dei danni materiali. Non bisogna trascurare tuttavia come simili avvenimenti incidano fortemente anche sul tessuto politico-economico e socio-culturale delle realtà coinvolte. Sulla base di queste considerazioni, il volume affronta tali nodi problematici, cercando di mettere in risalto anche l’impatto che i sismi determinano sulla mentalità collettiva, aspetto quest’ultimo spesso rimasto sullo sfondo della ricerca storiografica.
Se in svariati casi essi si caratterizzano solo temporaneamente quali elementi di lacerazione e vengono riassorbiti nel tempo, come prova l’analisi comparativa condotta su tre grandi catastrofi telluriche europee verificatesi in epoca moderna (Sicilia 1693; Lisbona 1755; Calabria e Messina 1783), ciò non accadde per il terremoto del 28 dicembre 1908, che costituisce uno dei più terrificanti eventi della storia sismica italiana e mondiale.
Utilizzando un approccio interdisciplinare che spazia dalla storia all’antropologia culturale, dalla sociologia alla psicologia di massa, e ricorrendo al supporto di numerose fonti archivistiche, giornalistiche e bibliografiche, il libro delinea, da vari angoli visuali, le vicende di una Messina devastata.
Si passa così dagli effetti fisico-geologici del sisma al considerevole dibattito scientifico che ne seguì; dalla discussa gestione dell’emergenza all’attuazione delle linee d’intervento volte alla riedificazione cittadina sino all’inizio degli anni Trenta; dalla percezione della catastrofe, con le riflessioni etico-filosofiche sull’accaduto e gli sconvolgimenti prodotti nella psiche collettiva, al vasto movimento di solidarietà nazionale e internazionale nei confronti dei superstiti.
Ad emergere è l’immagine di una realtà urbana in cui il lungo e faticoso processo di ricostruzione avrebbe prodotto una netta rottura con il passato, non riuscendo né a restituirle l’antico ruolo di centro commerciale di rilievo mediterraneo, né a generare un positivo effetto di rinascita della società. Una città che ancora oggi fatica a ritrovare il senso della propria identità smarrita.

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