Paolo De Luca

La strage dei pettinai

Cartaceo
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«L’anno 1848 il giorno 26 del mese di maggio, nel Comune di San Giorgio, ad un’ora di notte… siamo stati avvertiti dal clamore pubblico essere stati in quest’abitato scoperti tre forestieri portatori di sostanze

«L’anno 1848 il giorno 26 del mese di maggio, nel Comune di San Giorgio, ad un’ora di notte… siamo stati avvertiti dal clamore pubblico essere stati in quest’abitato scoperti tre forestieri portatori di sostanze venefiche e che abbiano dato indizi di volerne far uso a danno della popolazione, la quale insorta contro di loro li ha spenti».

Così inizia il rapporto del «supplente giudiziario» Nicola Masci su un agghiacciante episodio di quella plurisecolare «strategia del colera» che seminò il terrore anche in Calabria. Ma i tre poveri venditori ambulanti di pettini erano davvero degli untori? E chi mise in giro quella «voce», con quali effetti propositi? «Il sospetto e l’esasperazione, quando non sian frenati dall ragione e dalla carità, hanno la trista virtù di far prendere per colpevole gli sventurati, sui più vani indizi e sulle più avventate affermazioni», aveva ammonito Manzoni. Ma gli atti giudiziari di questa «storia» sconosciuta confermano altri sospetti e sollecitano altre riflessioni. L’eccidio fu infatti un episodio di una lunga «strategia della tensione», i cui veri colpevoli furono condannati solo dieci anni dopo, in un processo che solo in parte svelò i misteri di un’istruttoria che volutamente aveva cercato di insabbiare la verità. Un episodio che in questa sottile e densa ricostruzione narrativa si rivela come «un’eloquente storia d’oggi».

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