Francesco Rotondi, Filippo Di Nardo

Flessibilità VS precarietà

Il Jobs Act di Matteo Renzi da che parte sta?

Prefazione di Maurizio Sacconi

Cartaceo
13,30 14,00

La confusione regna sovrana quando si parla di lavoro. Prevale la propaganda a scapito della ragionevolezza e della comprensione dei reali processi in atto nell’economia e nei modelli di organizzazione del lavoro. In questo

La confusione regna sovrana quando si parla di lavoro. Prevale la propaganda a scapito della ragionevolezza e della comprensione dei reali processi in atto nell’economia e nei modelli di organizzazione del lavoro. In questo caos mediatico posizioni largamente minoritarie nel Paese trovano terreno fertile per affermarsi come idee prevalenti. È passato il messaggio “sbagliato”, ossia l’equiparazione di due concetti profondamente distinti ma rappresentati, soprattutto nel “circo mediatico”, come sinonimi e intercambiabili: parliamo di flessibilità e precarietà. Qualsiasi rapporto o contratto di lavoro a tempo è identificato con l’aggettivo “precario” senza nessun distinguo. Non esiste più il concetto di flessibilità ma solo quello di precarietà che l’ha fagocitato e metabolizzato. La realtà, però, è un’altra. Flessibilità e precarietà non sono sinonimi ma concetti contrapposti. La flessibilità è positiva ed è distinta dalla precarietà. Questo libro spiega perché, con l’ambizione di riaffermare le giuste differenze.