Fascinazione criminale
Autoetnografia di un ex camorrista
Cartaceo
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La marginalità come condizione e non come alibi, la delinquenza come fascinazione e non come trappola, la scrittura come autoterapia e non come esercizio letterario: sono queste le tre strutture intorno alle quali Catello
La marginalità come condizione e non come alibi, la delinquenza come fascinazione e non come trappola, la scrittura come autoterapia e non come esercizio letterario: sono queste le tre strutture intorno alle quali Catello Romano ricostruisce, con il piglio del narratore e la precisione del chirurgo, la propria adesione alla malavita organizzata. Romano attraversa gli anni della propria infanzia e dell’adolescenza selezionando le vicende che hanno fatto contemporaneamente da sfondo e da
detonatore alle scelte che lo hanno condotto all’adesione alla camorra e poi, appena diciottenne, a una rocambolesca latitanza e infine all’arresto. È sulla soglia del carcere che il racconto si sospende, dopo aver rivelato fatti e narrato persone che dalle pagine della cronaca nera del Napoletano entrano così a far parte della trama fitta e drammatica della storia personale dell’autore. Il testo non è un’autobiografia né un’apologia: adoperando l’autoetnografia – un metodo di scrittura codificato dalla Sociologia – Romano evoca traumi ed epifanie, incontri ed errori, delitti ancora inconfessati e rivolgimenti interiori. Una scrittura frutto di una palingenesi solitaria, irta di asperità e di possibili equivoci, generata dalla determinazione di un uomo che, dal silenzio della reclusione, invoca un riscatto culturale, morale, spirituale, sfidando chi legge a mantenere uno sguardo laico sul male che lo ha attraversato.
Indice
Autoetnografia carceraria: sopravvivenza, studio e cura di sé dietro le sbarre
di Charlie Barnao
Introduzione
La fascinazione criminale
Sociologia e devianza giovanile
Metodo
Ipotesi
Struttura
Prologo
1. (Ghènesis) Un’infanzia (quasi) felice
1. Venire al mondo
2. La famiglia (o dell’educazione al Bene)
3. Il luogo di nascita (ché il «dove» giammai è solo un punto geografico)
4. Il trasloco in via Roma
5. La «scoperta» dell’Oriente e il Taekwondo
6. I primi lavori, le scuole medie, le (sane) amicizie
7. La famiglia si «spezza»: il divorzio (un trauma incompreso)
8. L’abbandono del Dojang e le prime «incrinature» (la mia sliding door)
9. «Locus Fati», il luogo del «destino»: la Caffetteria Stabia
2. (Katàbasis: o della lunga «scesa»). L’adolescenza
1. Il «disorientamento» e il tour delle scuole superiori
2. Il graduale abbandono scolastico
3. Le droghe, le (insane) amicizie, la violenza e la «ribellione»
4. Una perversa fascinazione: la «scoperta» de «‘O Prufәssorә»
5. Lo «snodo cruciale»: ancora la Caffetteria Stabia e l’incontro con Renato
6. Genesi della maschera: «Lello ‘o cumpariellә» e la manufactured identity
3. (Pseudo-Anàbasis: o della fallace «ascesa»). Una pretesa adultità
1. I primi reati e la sopravvivenza in strada
2. Il «buio nell’anima»: l’omicidio e il riconoscimento
3. La spirale della violenza continua: l’omicidio «eccellente» e il «Far West»
4. Il gruppo si sfalda: gli arresti, la (effimera) collaborazione e una fuga show
5. La latitanza, il «secondo» (vero) arresto e lo shock dell’incarcerazione
Conclusioni
Congedo
Appendice
«Vi prego, fatemi parlare ai giovani!»
Un’autentica «testimonianza» tra autoeducazione e riconciliazione
Rimandi bibliografici