Ugo Spirito

Critica della democrazia

Prefazione di Francesco Perfetti

Cartaceo
17,10 18,00

Apparsa nel 1963, Critica della democrazia è, fra le opere di Spirito, una delle più significative, sia per quanto riguarda l’itinerario speculativo del pensatore sia per quel che concerne il discorso di natura interpretativa

Apparsa nel 1963, Critica della democrazia è, fra le opere di Spirito, una delle più significative, sia per quanto riguarda l’itinerario speculativo del pensatore sia per quel che concerne il discorso di natura interpretativa sul fascismo. Il lavoro concepito all’inizio del 1962 e di fatto steso durante i mesi di luglio e agosto dello stesso anno uscì in un momento nel quale il di¬battito teorico sulla democrazia era molto vivace e nel quale l’attenzione dello studioso era stata colpita dal suo incontro de visu con l’esperienza concreta del comunismo russo e del comunismo cinese.
Dal punto di vista filosofico il volume approfondiva e portava avanti le tesi già enunciate in un precedente lavoro pubblicato due anni prima, Inizio di una nuova epoca, che aveva aperto, pur sempre nell’orizzonte speculativo del problematicismo, una fase nuova del pensiero di Spirito, tutta fondata sulla fiducia nella scienza, in una scienza intesa non nell’accezione limitata del termine quanto piuttosto in un significato più ampio, che la portava a investire di sé tutti gli aspetti e i problemi della realtà e ad estendersi a tutti i campi dello scibile.
A prescindere, però , dal discorso strettamente filosofico, cioè dal tentativo di costruzione di una metafisica della scienza e a prescindere dal contributo teorico ai discorsi fatti in sede di storia del pensiero politico e di filosofia politica sull’istituto democratico e sulla prassi democratica, Critica della democrazia offre, ancora oggi, spunti suggestivi per un possibile discorso interpretativo sulla storia moderna e contemporanea, là dove, per esem¬pio, Spirito fa notare come l’età moderna, iniziata con l’Umanesimo e il Rinascimento, sia tutta privatistica e basata sul concetto di individuo e sul culto del particolare, mentre la contemporanea, maturata durante l’illuminismo, sia andata sempre più caratterizzandosi per un crescente processo di sprivatizzazione.
Soprattutto, però , il volume è importante per chiunque si interessi della storia italiana fra le due guerre, perché propone una lettura interpretativa del fascismo alla luce delle vicende dell’attualismo e suggerisce, in un tal modo, la possibilità di un approccio in chiave culturale e filosofica allo studio di quel periodo storico. il 1932, l’anno cioè del convegno di studi sindacali e corporativi di Ferrara, viene presentato come un momento fondamentale. Spirito accredita l’idea che, in quella sede e in quella occasione, sarebbe esplosa la «tesi comunista» con la negazione della proprietà individuale e la proposta dell’istituto della «corporazione proprietaria», che «importava la fine del sindacato, la sua risoluzione nella corporazione e la trasformazione di questa in organismo produttivo appartenente ai produttori (operai e tecnici)».
Si tratta di una tesi che ha riscosso larghi consensi in sede storiografica, ma che meriterebbe di essere sottoposta a un ulteriore vaglio critico. Malgrado la testimonianza dello stesso Spirito e malgrado il fatto che l’immagine del filosofo come portabandiera di un «corporativismo di sinistra» limitrofo o affine al comunismo sia stata largamente accreditata dagli studiosi, essa non convince del tutto: alla luce dei posteriori interventi di Spirito in materia di rapporti aziendali, di struttura gerarchica del mondo del lavoro, di ruolo e peso della tecnica, sembrerebbe possibile e legittimo ipotizzare, anzi, l’inserimento di tutto il discorso corporativo del filosofo in una concezione tecnocratica e manageriale confermata dalla presenza di suggestioni derivanti dal fordismo e dal taylorismo.
La lettura o la rilettura di Critica della democrazia potrà offrire, comunque sia, oltre che un godimento intellettuale, dovuto all’eleganza della prosa e al rigore argomentativo, anche qualche non peregrino motivo di riflessione.