Joseph A. Schumpeter

Come si studia la scienza sociale

Cartaceo
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Joseph A. Schumpeter (Triesch, Moravia, 1883 – Taconic, Connecticut, 1950) è stato tra i massimi economisti del XX secolo. Con le sue opere ha tracciato – dalle cattedre di Czernowitz (1909-10), Graz (1911-18), Bonn

Joseph A. Schumpeter (Triesch, Moravia, 1883 – Taconic, Connecticut, 1950) è stato tra i massimi economisti del XX secolo. Con le sue opere ha tracciato – dalle cattedre di Czernowitz (1909-10), Graz (1911-18), Bonn (1925-31), Harvard (1932-50) – solchi profondi e indelebili nella teoria economica e nella storia e metodologia del pensiero economico, nella sociologia e nella ricerca politico-sociale: L’essenza e il contenuto fondamentale dell’economia politica teorica, 1908; Teoria dello sviluppo economico, 1911; Cicli economici, 1939; Capitalismo, socialismo e democrazia, 1942; Sociologia degli imperialismi, 1919; Le classi sociali in ambiente etnico omogeneo, 1927. Postuma, la sua insuperata Storia dell’analisi economica, 1953. Mentre scriveva i capitoli della sua opera epocale, la Teoria dello sviluppo economico, Schumpeter tornava a riflettere sulle precondizioni epistemologiche del «fare teoria», indirizzando ai suoi studenti quella che fu subito accolta come una «guida irrinunciabile attraverso il territorio della scienza sociale», allora ancora «scienza giovane». Come si studia la scienza sociale è un’opera di pedagogia della teoria, di appassionata perorazione per il «valore conoscitivo della scienza», il cui studio «ci porta alla comprensione delle cose che ci circondano, ci permette di conoscere più o meno rigorosamente l’importanza delle singole circostanze. Tutto questo sicuramente ci costa una buona fetta della freschezza e del radicalismo giovanile spesso così bello col quale si accosta ai problemi sociali chi non ci capisce un bel nulla… Ma ci insegna cosa dobbiamo pensare delle cose, e ci insegna anche le grandi necessità delle cose stesse. Ci protegge dalle esagerazioni e dalle speranze alle quali segue immancabilmente la delusione, e ci dà la cognizione che domani potrà accadere solo ciò che oggi è in germe. E sta in questo l’essenza della formazione politica».

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