Sergio Ricossa

Come si manda in rovina un paese

Prefazione di Lorenzo Infantino

Cartaceo
15,20 16,00

Sergio Ricossa, ineguagliato maestro di liberalismo, raccoglie in questo volume parti del diario da lui tenuto dal 1944 al 1994. È un commento schietto e dissacrante della vita pubblica italiana, un confortevole viaggio nella

Sergio Ricossa, ineguagliato maestro di liberalismo, raccoglie in questo volume parti del diario da lui tenuto dal 1944 al 1994. È un commento schietto e dissacrante della vita pubblica italiana, un confortevole viaggio nella storia del nostro Paese. La sua durata, cinquant’anni, può forse impressionare. Ma l’itinerario si percorre agilmente, senza fatica, tanto che si ha poi voglia, giunti alla fine, di ricominciare daccapo. Dal secondo dopoguerra, si giunge man mano in tante altre stagioni, che segnano un radicale cambiamento dell’originaria direzione di marcia. Ricossa ci fornisce un’incalzante narrazione dei danni provocati dalle interferenze del potere pubblico nell’economia. Si comprende allora che la crisi di oggi ha alle spalle una lunga incubazione. La sua dinamica, reiterativa, monotona, è quella dell’interventismo. Promette sempre di affrancarci dalle “impietose” leggi del mercato, ma finisce sempre in un puntuale peggioramento della situazione. Il protagonista principale di una tale disfatta è una classe politica incline a qualunque compromesso, che ha istituzionalizzato la pratica vergognosa del voto di scambio e un assistenzialismo sfrenato. A ciò si aggiunge l’inettitudine di un ceto imprenditoriale mai veramente disposto a rischiare e l’incapacità dei sindacati di misurarsi con le leggi dell’economia. Il libro può essere letto da tutti. Non è un trattato di economia, né un saggio per “iniziati”. È un’irriverente spiegazione delle cause del nostro declino. Ed è un racconto dentro cui si muove una vasta e ben ritratta galleria di tragicomici personaggi.

collana: Nuovi Colibrì, bic: KC, 2012, pp 290
,
isbn: 9788849835069