Imprese, turismo e scuola. I privilegi regalati al Trentino. (Libero Quotidiano)

di Filippo Facci, del 17 Febbraio 2016

Pierfrancesco De Robertis

La casta a statuto speciale

Conti, privilegi e sprechi delle Regioni autonome

Da Libero Quotidiano del 17 febbraio

Lo spunto l’ha offerto Eva Klotz, 64 anni, una vita a sostenere che «l’Alto Adige non è Italia» («Sud-Tirol ist nicht italien») ma che ora riceverà dall’Italia un assegno di 914 mila euro grazie a una legge che il Trentino Alto Adige si è data da solo, come centinaia di altre. Che poi ha ragione, Eva Klotz: quella zona, di italiano, ha pochissimo (parola di mezzo altoatesino) e però in sessant’anni ha prosperato grazie a un assetto istituzionale che non ha più ragione di esistere: dieci milioni di cittadini a statuto speciale ricevono trattamenti di favore che gli altri quarantotto possono solo sognarsi; sanità, dipendenti pubblici, trasporti, spese per i vari «palazzi», welfare, prestazioni sociali, assistenza alle imprese, finanziamenti, il tutto con una regione che appunto spicca nettamente sulle altre: proprio il Trentino di Eva Klotz, «speciale» dal 1961 e cioè dalla stagione degli attentati ai tralicci. La Democrazia Cristiana, pur di far cessare le violenze, ricoprì d’oro gli indipendentisti della Sudtiroler Volkspartei al cui leader storico, Silvius Magnago, tre anni fa è stato dedicato un monumento nella piazza principale di Bolzano al costo di circa 700 mila euro.
«Se tutte le venti regioni adottassero le stesse regole di ingaggio fiscale che hanno Trentino Alto Adige, Sicilia e Valle d’Aosta, la macchina Italia si fermerebbe nel giro di una settimana» ha scritto Pierfrancesco De Robertis nel suo libro «La Casta a statuto speciale» (Rubbettino 2012) che è un po’ la bibbia sull’argomento.
Ed eccoci al Trentino. Le province di Trento e Bolzano trattengono il 90 per cento delle tasse e possono spenderle come vogliono: oltretutto sono esonerate dalla solidarietà verso il Mezzogiorno e dal molte, molte altre cose. La provincia di Trento incamera 4,6 miliardi e lo Stato ne restituisce 3,5, mentre a Bolzano le entrate superano i 4,2 miliardi, ma 3,6 rimangono in Sudtirol (Istat 2013). Il primo risultato è che migliaia di persone lavorano in «palazzi» ed enti pubblici. A Bolzano si spendono 100 milioni di euro l’anno per il personale, a Trento più di 200: mentre a Milano 78 e a Roma 96 (Istat 2013). Si tenga conto dell’incredibile differenza tra il numero di abitanti. Nella provincia di Trento ci sono 13 lavoratori «regionali» per ogni lavoratore privato. La provincia di Bolzano spende annualmente 9.656 euro per ogni cittadino e quella di Trento 8.097. In Lombardia, per dire, la spesa è di 2.239 (dati Sole 24 Ore 2015).
Proviamo a immedesimarci in una famiglia trentina. I genitori di Bolzano che guadagnano meno di 80 mila euro ricevono 100 euro al mese per tre anni, quelli di Trento in particolare hanno il dentista gratis fino a 15 anni, se la famiglia è poco abbiente (cioè guadagna 1000 euro al mese) riceve un assegno fino a 600 euro mensili: a tutto questo, ovviamente, si devono aggiungere gli assegni di maternità e familiari. L’azienda sanitaria di Bolzano ha a disposizione 2.421 euro per ogni assistito e quella di Trento 2.107 (dati 2015). Si tenga conto che la media italiana (comprese, attenzione, le regioni speciali) è di 1.444 euro.
Nel resto d’Italia, del resto, non c’è «l’assegno al nucleo familiare» che a Trento viene elargito per il semplice fatto di esistere e fare dei figli. Oppure: a Bolzano si è stabilita la totale esenzione del ticket per il terzo figlio a carico. Poi c’è «l’assegno di cura» per supportare i familiari non autosufficienti: molto virtuoso, ma le altre regioni se lo sognano. In Trentino ti pagano anche la badante: l’assegno può arrivare a 800 euro al mese. Senza contare l’assegno di maternità, anzi, non solo: c’è persino un contributo per i padri che decidono di prendersi un congedo parentale (30 per cento della retribuzione) per accudire il figlio sino a 8 anni. Un comune regala anche un euro al giorno per i pannolini. È un eden, il Trentino: la provincia paga anche lo psicologo alle coppie in crisi.
E gli studi? Se un figlio, cresciuto, volesse studiare in un’università fuori dal Trentino, potrà prendere una borsa di studio fino a 5 mila euro. Se il ragazzo laureato volesse aprire un’impresa, potrà avere contributi a fondo perduto sino al 40 per cento della spesa e mutui fino a 30 mila euro. Se volesse ristrutturare l’azienda, poi, il contributo potrebbe arrivare a 3 milioni di euro a seconda del numero di addetti. Se il settore è il turismo – e non finiremo mai di elogiare le strutture altoatesine – basti dire che la Provincia di Trento ha stanziato 53 milioni e quella di Bolzano 60 (2012) quando tutto il Veneto ha potuto stanziare solo 11 milioni. E l’Irap? Nel 2012, Trento ha pagato il 3,44 e Bolzano il 2,98. E l’Imu? Nel 2012 la giunta provinciale di Trento ha abbassato gli effetti della tassazione Imu decisa a livello nazionale: 15 milioni di euro elargiti in forma di contributo una tantum, con assegni che andavano dai 350 ai 1000 euro. Se poi una famiglia vuole comprare casa, la provincia di Bolzano regala fino a 58.500 euro o fa avere mutui a tassi zero. Se le cose andassero male e il figlio perdesse il lavoro, la provincia di Trento offre una sorta di reddito di garanzia sino a 6500 euro l’anno. Ma è difficile rimanere senza lavoro in Trentino: disoccupazione giovanile solo al 10 per cento anche grazie alle numerose manovre anticrisi che i maggiori introiti hanno permesso. Solo tra il 2009 e il 2010 – gli anni dell’inizio della crisi – sono stati stanziati 600 milioni di euro per il sostegno alle imprese e all’occupazione.
Ci sono sovvenzioni per tutto, in Trentino. Per gli affitti troppo cari, per i «danni» della Legge Fomero, per il riscaldamento, per la benzina, persino per le vacanze al mare. Ecco, le vacanze: eccelenza trentina a dire il vero è lo sci, non si discute, ma anche grazie alla pioggia di soldi che la Regione può permettersi; quantificare le infinite modalità dirette o indirette d’aiuto al turismo montano è quasi impossibile. La partecipazione pubblica nelle società che gestiscono gli impianti, in termini di entità di risorse, è imparagonabile a qualsiasi sovvenzione operata dalle cosiddette regioni normali. Il Trentino elargisce il 15 per cento per ogni acquisto o riammodernamento, e poi, attraverso Trentino Sviluppo, versa infiniti aiuti ai tredici comprensori sciistici: si parla di cifre (secondo un’interrogazione consiliare o una stima del quotidiano l’Adige) fino ai 160 milioni di euro annui. L’intera Lombardia, per dire, nel 2003 ha dato sovvenzioni per soli 6 milioni. Niente di strano che i trentini siano all’avanguardia nello sci. La prossima settimana persino l’autore di questo articolo andrà a sciare in Alto Adige: il problema è che lui non parla tedesco mentre in loco, in val Racines, in compenso, non parlano l’italiano.

di Filippo Facci

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