Gianni Scipione Rossi

Il razzista totalitario

Evola e la leggenda dell'antisemitismo spirituale

Cartaceo
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A più di trent’anni dalla morte Julius Evola è ancora un punto di riferimento ideologico per il mondo della destra radicale. Resistono il suo mito di filosofo anti-moderno e la leggenda di un suo

A più di trent’anni dalla morte Julius Evola è ancora un punto di riferimento ideologico per il mondo della destra radicale. Resistono il suo mito di filosofo anti-moderno e la leggenda di un suo razzismo innocuo perché ‘spirituale’. Ma ha un senso distinguere il razzismo ‘spirituale ‘ dal razzismo biologico? Fornire al razzismo/antisemitismo motivazioni ‘spirituali’ modifica la sostanza del pregiudizio? Le teorie di Julius Evola sono realmente solo ‘spirituali’ oppure sono soltanto un tentativo non riuscito di edulcorare la sostanza del razzismo/antisemitismo? Per Evola non si può parlare di una ‘parentesi’ razzista, ma di un razzismo radicale e persistente che il pensatore tradizionalista mette al servizio della svolta mussoliniana, anche a costo di adattarne i contenuti alle esigenze politiche del fascismo, senza mai criticare le leggi razziali, se non perché applicate in modo troppo moderato a causa delle ‘discriminazioni’. L’evoliana ‘razza dello spirito’ non sfugge al determinismo biologico e anzi si risolve in un razzismo totalitario, più esigente, che differisce da quello del ‘Manifesto della razza’ solo per la definizione di quella italiana come razza ‘ario-romana’ piuttosto che ‘ario-nordica’.

collana: Varia, bic: JPFQ, 2007, pp 126
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isbn: 9788849816839