Moisè Asta

Trevvù

Romanzo

Cartaceo
7,60 8,00

Nell’intreccio piuttosto limpido, del narrato fantastico, inventato di sana pianta, con riferimenti concreti a personaggi realmente vissuti (e, tante volte ancora viventi), la trama, attraverso la focalizzazione delle vicende esistenziali di tre donne consanguinee,

Nell’intreccio piuttosto limpido, del narrato fantastico, inventato di sana pianta, con riferimenti concreti a personaggi realmente vissuti (e, tante volte ancora viventi), la trama, attraverso la focalizzazione delle vicende esistenziali di tre donne consanguinee, ricostruisce e delinea il lento svilupparsi di una piccola (forse, qualunque) comunità calabrese dal secondo dopoguerra fino a quasi i nostri giorni. Anche nell’evidente tentativo di accreditare, o almeno dare spazio, in qualche misura, alle ipotizzate proprietà terapeutiche della psicanalisi, il narrato indugia, innegabilmente compiaciuto, sulla donna calabrese con il suo taglio mentale deciso, consapevole, combattivo. La vecchia contadina, la figlia e la figlia di sua figlia, pur tra le tempeste delle loro esistenze, riescono, tutto sommato, in ogni circostanza a trovare la strada utile alla conferma che la vita ha sempre, e comunque, da essere vissuta, vincendo rassegnazioni e paura, anche e soprattutto quando il destino sembra non dare tregua. Il romanzo non riesce, quasi mai, a contenere i sentimenti di ammirazione per una civiltà contadina con i suoi pregi e difetti, con i suoi fasti e le sue nequizie, con i suoi ghigni e i suoi sorrisi, con le sue perfidie e i suoi momenti di generosità che si ritrovano molto sinteticamente, anche nella protagonista, Vanessa, la quale riesce ad essere razionale anche quando l’umana sua debolezza è lì lì per avere il sopravvento. Se fosse sempre possibile una sublimazione consapevole degli istinti, forse Freud potrebbe anche avere ancora ragione!

bic: FA, 2003, pp 166

isbn: 9788888947105