AA.VV.

Le forme e la storia ns XVI, 2023, 1

Cartaceo
14,25 15,00

Ottavia Branchina
Passioni smisurate e caratteri crudeli in due novelle

Il saggio intende indagare le modalità di rappresentazione delle passioni fuori di misura, da cui scaturiscono atti smisurati e violenti, in due “casi-studio”, due novelle

Ottavia Branchina
Passioni smisurate e caratteri crudeli in due novelle

Il saggio intende indagare le modalità di rappresentazione delle passioni fuori di misura, da cui scaturiscono atti smisurati e violenti, in due “casi-studio”, due novelle tratte dai poemi di Boiardo e Ariosto: Stella e Marchino (I.O., I, VIII) e Drusilla e Marganorre (O.f., XXXVII).

The essay aims to investigate the ways in which immoderate passions, from which immeasurable and violent acts arise, are represented in two ‘case studies’, two novellas from the poems of Boiardo and Ariosto: Stella and Marchino (I.O., I, VIII) and Drusilla and Marganorre (O.f., XXXVII).

Matteo Bosisio
Il Fior de Delia di Antonio Ricco dal “traliccio della corte” alla tipografia veneziana

Il Fior de Delia del poeta napoletano Antonio Ricco (Bonelli, Venezia 1507) risponde solo in parte alle attese dei lettori settentrionali, in quanto fortemente legato alla corte aragonese. L’articolo si occupa, in particolare, delle due farse che chiudono la silloge: i componimenti testimoniano la natura ancipite del Fior de Delia, che prova ad aprirsi, seppur con contraddizioni e incertezze, alle richieste del pubblico veneziano.

The Fior de Delia, written by the Neapolitan poet Antonio Ricco (Bonelli, Venice 1507), responds only in part to the expectations of northern readers, because it is strongly linked to the Aragonese court. The article deals, in particular, with the two farces that close the collection: the poems show the ancipital nature of Fior de Delia, which tries to open itself, though with contradictions and uncertainties, to the requests of the Venetian public.

Paola Di Mauro
Tra fiaba e storia: Der müde Tod di Fritz Lang (1921)

Con un taglio comparativo attento alla contemporaneità, il saggio propone una analisi culturologica del primo successo internazionale di Fritz Lang, Der müde Tod (1921) alla luce del contesto cinematografico tedesco degli anni Venti del Novecento. Se la derivazione intermediale del film muto dalla fiaba grimmiana Der Gevatter Tod (1812) definisce l’impianto esotico-avventuroso dell’opera (1. Una fiaba tedesca), tuttavia, il film è allo stesso tempo intrinsecamente connesso al contesto dei milioni di morti del dopoguerra e successivi alla pandemia spagnola (2. Contesti). L’opera filmica di Lang assume in tal senso un ruolo centrale come messa in scena rituale e collettiva, dal momento che assieme ad altri prodotti del cinema tedesco del periodo contribuisce a costruire un immaginario condiviso di fronte al traumatico dopoguerra tedesco (3. Saperi visuali), lasciando emergere dall’inconsapevolezza emotiva il sommerso delle morti nella memoria collettiva e nel discorso pubblico, la cui tematizzazione è tratto distintivo di tutte le produzioni culturali umane (4. Limen).

Using a comparative focus on the contemporaneity, this essay proposes a culturological analysis of Fritz Lang’s first international success Der müde Tod (1921) in the light of the German film industry in the 1920’s. The silent film’s intermedial derivation from the Grimmian fairy tale Der Gevatter Tod (1812) defines the exotic-adventurous structure of the work (1. A German Fairy Tale), yet the film is, at the same time, intrinsically connected to the context of the millions of deaths of post-war and the post-Spanish pandemic (2. Contexts). In this perspective, Lang’s filmic work assumes the central role as ritual and collective performance, in order to construct a shared social imaginary of this traumatic period in Germany (3. Visual Knowledge) and contributes to the emergence of the post-war deaths from the emotional unconsciousness into collective memory and public discourse, whose thematisation is interpreted as a distinctive feature of all human cultural production (4. Limen).

Emanuela Ettorre
Looking Beyond Disability: George Gissing and the Challenge of the Senescent Self

Nella sua opera, lo scrittore vittoriano George Gissing (1857-1903) rivisita la costruzione della vecchiaia come condizione in cui convergono decadenza e disabilità. Per Gissing la società stava imponendo alla categoria degli anziani una specie di pratica divisiva foucaultiana volta a oggettivare e isolare. Gissing resiste a questa logica deterministica, gettando nuova luce sul processo della senescenza e mettendone in discussione le presunte conseguenze deleterie. Nel racconto «Two Collectors» ad esempio, Gissing critica apertamente la caratterizzazione di Arthur Wormald come uno degli anziani «malandati» destinati a un ospizio. In «An Old Maid’s Triumph», Miss Hurst viene licenziata dal suo lavoro perché è – o sembra essere – vecchia, e quindi incapace di svolgere il ruolo di governante; sono invece i suoi datori di lavoro ad attribuirle il peso degli anni e le sue conseguenze negative. Il ‘trionfo’ di Miss Hurst sta nell’aver risparmiato quanto basta per evitare la povertà, o la reclusione in un ricovero. A cinquantotto anni, Miss Hurst non si sente vecchia; in «By the Kerb», il padre della protagonista muore «di vecchiaia a trentasette anni» (un destino non improbabile per i lavoratori indigenti); l’età resiste alle generalizzazioni riduttive, come insiste Gissing. Allo stesso modo, l’omonimo Ryecroft (in The Private Papers of Henry Ryecroft, 1903) si sente vecchio e muore a cinquantacinque anni; tuttavia, egli è in grado di vivere i suoi ultimi anni nell’equanimità degli spazi rurali, sperimentando un intenso equilibrio psico-fisico che contrasta nettamente con gli anni della sua giovinezza urbana. Come sottolinea la figura di Ryecroft, il messaggio di Gissing è un netto rifiuto dei costrutti riduttivi e un’aspirazione a una società capace di valorizzare la sua popolazione anziana offrendole opportunità, speranza e possibilità di azione.

In his work, the Victorian writer George Gissing (1857-1903) problematizes the construction of old age as a condition in which infirmity and disability converge. As Gissing recognised, society was imposing upon the category of ‘the elderly’ a Foucauldian dividing practice that would objectify and set aside older people. Gissing resists this deterministic logic, problematizing the process of ageing, and questioning its supposedly deleterious consequences. In «Two Collectors», for example, Gissing is overtly critical of Arthur Wormald’s characterisation as one of the ‘broken-down’ elderly for whom «[t]here ought to be a home». In «An Old Maid’s Triumph», Miss Hurst is dismissed from her job because she is – or appears to be – ‘old’, and so unable to perform her role as a governess; instead, it is her employers who ‘disable’ her. Miss Hurst’s ‘triumph’ is that she has saved just enough to avoid starvation and beggary, or incarceration in an unmerciful workhouse. At fifty eight, Miss Hurst does not feel old; in «By the Kerb», the protagonist’s father dies «of old age at thirty-seven» (a not improbable fate for the labouring poor); age resists reductive generalisations, as Gissing insists. Similarly, the eponymous Ryecroft (in The Private Papers of Henry Ryecroft, 1903) feels himself old, and dies at fifty-five; yet Ryecroft is able to live out his last years in rural equanimity, experiencing an intense psycho-physical equilibrium that contrasts sharply with his work-harried, urban youth. As Ryecroft’s depiction underlines, Gissing’s message is a forceful rejection of reductive constructions: to reintegrate a life entire, the answer lies in a society that values its ageing population, and affords it possibilities, opportunities, hope and agency.

Antonio Sciacovelli
Fortuna e ricezione dell’opera di Péter Esterházy in Italia

Péter Esterházy è, senza dubbio, uno degli scrittori più famosi, nel panorama forse non troppo noto al pubblico dei lettori italiani, della letteratura contemporanea ungherese. La sua ricezione nel nostro Paese inizia verso la fine degli anni Ottanta del Novecento, grazie all’opera di alcuni editori (e/o, Garzanti) che mostrano notevole interesse per la letteratura ungherese in generale e per questo scrittore in particolare. È così che tra il 1988 e il 1995 escono in traduzione italiana alcune opere di Esterházy. La nomina di Giorgio Pressburger a direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Budapest alla fine dello scorso millennio, si può considerare il punto di partenza di un importante progetto culturale ed editoriale che ha aperto una nuova fase nella ricezione italiana delle opere di Esterházy, in un periodo in cui, in virtù del Premio Nobel assegnato a Imre Kertész e dell’enorme popolarità di alcuni romanzi di Sándor Márai, le case editrici italiane prestano sempre più attenzione alla letteratura contemporanea ungherese. In quegli anni sarà la Feltrinelli a costruire sistematicamente una serie di edizioni di Esterházy. Grazie alle numerose recensioni apparse sui maggiori quotidiani nazionali e alla crescente popolarità internazionale di Esterházy, anche la critica letteraria italiana ha preso atto dell’importanza di questo scrittore, come testimoniano i vari premi letterari italiani a lui assegnati. Analizzando le dinamiche di interazione tra cattedre universitarie, officine di traduttori ed editori, è ben visibile la continuità della ricezione di Esterházy, dall’ultima stagione dei rapporti culturali italo-ungheresi del Novecento (che coincide con gli anni dei grandi cambiamenti geopolitici del 1989-91) fino ai primi due decenni del nuovo millennio.

Péter Esterházy is, without a doubt, one of the most famous writers of Hungarian contemporary literature, even outside Hungary’s borders. His Italian reception started towards the end of the 1980s, prompted by a few Italian publishers (e/o, Garzanti) notable interest in Hungarian literature in general and in this writer in particular. Thus, between 1988 and 1995 several works by Esterházy came out in Italian translation. The appointment of Giorgio Pressburger as the head of the Italian Cultural Institute in Budapest proved the starting point of a significant cultural and publishing project that lead to a new phase in the Italian reception of Esterházy. This is the same era when, following Imre Kertész’s Nobel Prize win and the huge popularity of Sándor Márai’s work in Italy, Italian publishing houses paid increasingly great attention to Hungarian contemporary literature. In those years, the Milano publisher Feltrinelli started to systematically build its own Esterházy series. Thanks to numerous book reviews in prestigious national newspapers as well as to Esterházy’s growing international popularity, Italian literary critics. also took note of the writer, as demonstrated by the multiple Italian literary prizes awarded to Esterházy. Following the processes of publishing, the continuity of Esterházy’s reception is clearly visible, from the last era of 20th century Italian-Hungarian cultural relations (coinciding with the years of the regime change) to the first two decades of the new millennium.

Paola Anna Butano
Pour une approche énonciative de la poésie de Lorand Gaspar

Cette contribution se propose d’explorer la poésie de Lorand Gaspar selon une approche énonciative, en observant le passage de la singularité à la pluralité que révèle la présence saillante des pronoms. À travers un double niveau d’analyse, l’un centré sur les énoncés marqués par une posture explicite qui prennent la forme d’un dédoublement de l’auteur, l’autre sur l’usage des pronoms qui permettent de déceler la relation entre l’auteur et son destinataire, l’étude vise à éclairer le processus dialogique qui sous-tend ces instances, dans le but de reconfigurer le texte au profit de la co-création et du partage.

This contribution investigates the poetry of Lorand Gaspar using an enunciative approach, which entails the observation of the passage from singularity to plurality revealed by the prominent presence of pronouns. The analysis is carried on a double level, focusing, on the one hand, on statements marked by an explicit stance that becomes a duplication of the author, and, on the other, on the use of pronouns that allow to detect the relationship between the author and its recipient. The aim of the study is to clarify the dialogical process underlined in these instances, to reconfigure the text in favour of co-creation and sharing.

Lorella Martinelli
Didier Daeninckx et l’épreuve de l’étranger: quelques remarques sur la traduction italienne du Facteur fatal

L’articolo analizza alcuni segmenti della traduzione italiana del racconto Le Facteur fatal di Didier Daeninckx – uno dei più versatili e celebri rappresentanti del noir francese – per verificare quanto la traduzione italiana corrisponda alle coordinate stilistiche e socio-linguistiche del testo di partenza. Secondo Antoine Berman, produrre una buona traduzione significa resistere alle tredici tendenze deformanti che tradiscono la qualità e le caratteristiche sociosemiotiche del texte source, producendo sia traduzioni brutte, sia belles infidèles, definite da Berman traduzioni etnocentriche. Questi criteri risultano particolarmente pertinenti per valutare sia l’aspetto linguistico sia la struttura ideologica del néo polar francese le cui caratteristiche sono da ricercare in un fitto intreccio di finzione e realismo, invenzione narrativa e coscienza politica.

This paper will focus on some passages of the Italian translation of Le Facteur fatal, a short story by Didier Daeninckx – one of the most versatile and famous representatives of French noir. The aim of my analysis is to verify to what extent the Italian translation corresponds to the stylistic and sociolinguistic coordinates of the source text. According to Antoine Berman, producing a good translation means resisting the deforming tendencies that betray the stylistic quality and socio-semiotic characteristics of the source text, thus creating both ugly translations and belles infidèles, or ethnocentric translations, as Berman himself defines them. These criteria are particularly pertinent in assessing both the linguistic perspective and the ideological structure of French néo polar, whose characteristics are to be found in a dense interweaving of fiction and realism, narrative invention and political consciousness.

Sebastiano Italia
Intersezioni guinizzelliane in Guido Cavalcanti e Dante.
Per una messa a fuoco

Sulla scorta degli studi sulla “linea Bonagiunta-Guinizzelli”, approfonditi dal sempre attuale lavoro di Claudio Giunta, questo lavoro vuole individuare, rilanciandole, le innovazioni poetiche del padre dello stilnuovo Guinizzelli, introdotte da Guido Cavalcanti prima e da Dante poi. Per lumeggiarne gli scarti poetici. Si tratta innanzitutto di descrivere codice poetico con l’intento di porre, in seguito, sotto la lente di ingrandimento la parole d’autore. A tale scopo il saggio accosta tre sonetti di Guinizzelli, Io vo’[glio] del ver la mia donna laudare, Vedut’ho la lucente stella diana, ad alcuni sonetti di Cavalcanti e di Dante.

Following on from studies on the “Bonagiunta-Guinizzelli line”, investigated in the ever-topical work of Claudio Giunta, this work seeks to identify, relaunching them, the poetic innovations of the father of stilnuovo, Guinizzel – li, introduced first by Guido Cavalcanti and then by Dante. In order to shed light on the poetic games contained therein. This involves first of all describing the poetic code with the intention of subsequently placing the author’s parole under the magnifying glass. To this aim the essay compares three sonnets by Guinizzelli, Io vo’[glio] del ver la mia donna laudare, Vedut’ho la lucente stella diana, and some sonnets by Cavalcanti and Dante.

Indice

Sommario
Caro Nicola, grazie

Editoriale

Nicolò Mineo e Antonio Pioletti
I quarantatrè anni di «Le Forme e la Storia». Percorsi seguìti, tematiche, il tempo lungo

Saggi

Ottavia Branchina
Passioni smisurate e caratteri crudeli in due novelle dell’Inamoramento de Orlando e dell’Orlando furioso

Matteo Bosisio
Il Fior de Delia di Antonio Ricco dal “traliccio della corte” alla tipografia veneziana

Paola Di Mauro
Tra fiaba e storia: Der müde Tod di Fritz Lang (1921)

Emanuela Ettorre
Looking Beyond Disability: George Gissing and the Challenge of the Senescent Self

Antonio Sciacovelli
Fortuna e ricezione dell’opera di P.ter Esterh.zy in Italia

Paola Anna Butano
Pour une approche .nonciative de la po.sie de Lorand Gaspar

Lorella Martinelli
Didier Daeninckx et l’.preuve de l’.tranger: quelques remarques sur la traduction italienne du Facteur fatal

Interventi
Sebastiano Italia
Intersezioni guinizzelliane in Guido Cavalcanti e Dante. Per una messa a fuoco

Tavola rotonda
Bilancio scientifico delle iniziative tenute in occasione dell’Anniversario dantesco a cura di Sergio Cristaldi

Quesiti posti

Gian Mario Anselmi

Alberto Casadei

Luciano Formisano, Biblioteca di Dante e ricezione della Commedia

Giuseppe Noto

Bruno Pinchard, Un Dante a venir

Riccardo Viel, Edizioni critiche del Centenario: appunti per un primo bilancio

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collana: Riviste, bic: DS, 2023, pp 212, Italiano
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isbn: 9788849876628