Christian Uva

Il terrore corre sul video

Estetica della violenza dalle BR ad Al Qaeda

Cartaceo
9,50 10,00

La “multivisione” delle torri crollanti dell’11 settembre; le videoesecuzioni di ostaggi scandite dalle letture di lugubri proclami jihadisti; la saga audiovisiva dei messaggi di Bin Laden. E poi, ancora, i videotestamenti dei kamikaze prossimi

La “multivisione” delle torri crollanti dell’11 settembre; le videoesecuzioni di ostaggi scandite dalle letture di lugubri proclami jihadisti; la saga audiovisiva dei messaggi di Bin Laden. E poi, ancora, i videotestamenti dei kamikaze prossimi al martirio; le foto digitali dei prigionieri seviziati dai soldati americani ad Abu Ghraib; l’impiccagione di Saddam Hussein ripresa da un telefonino; ma anche l’arcaico video VHS del processo proletario condotto più di venticinque anni fa dalle Brigate Rosse a Roberto Peci…
Sono tutti elementi di un immaginario che la routine dell’informazione, da un lato, e la produzione di fiction, dall’altro, hanno sempre più consolidato e reso quotidiano. Simili immagini fondano la propria incisività sulla capacità di dissimulare, dietro un’apparente casualità e “sporcizia” estetica, una precisa consapevolezza dei mezzi impiegati da parte dei loro artefici. Paradigmatica è in questo senso l’attuale produzione audiovisiva del terrorismo islamico in cui è l’essenza dell’immagine video, la sua incorporea natura di flusso in grado di abbattere qualsiasi barriera spazio-temporale, a offrirsi quale risorsa straordinariamente adatta a incunearsi nelle crepe più sottili dell’immaginario occidentale. Questo volume intende mettere a nudo i tratti salienti di quella che si sta profilando come una vera e propria “estetica del terrore”, facendo riferimento ad alcuni casi esemplari accomunati dall’uso strumentale dell’immagine elettronica da parte di gruppi armati di matrice anche estremamente diversa, senza tralasciare la sempre più nutrita schiera di opere cinematografiche nelle quali le diverse forme assunte dal videoterrorismo diventano motivo per una riflessione di natura etica ed estetica.
L’avvento dell’era digitale ha portato del resto a compimento un processo che vede oggi gli estremisti assumere, a tutti gli effetti, il ruolo di veri e propri registi specializzati in quel nuovo genere chiamato terrore, avendo ben compreso che, come sostiene Paul Virilio, «i più moderni mezzi di comunicazione di massa sono ormai vere armi di distruzione di massa».

Rassegna

Condividi