Cambiamenti/Changes

Azione collettiva e intrecci organizzativi in un'epoca di crisi

a cura di Marco Grazioli

Cartaceo
17,10 18,00

Occorre mobilitare il coraggio delle persone!

“Cambiamenti – Azione collettiva e intrecci organizzativi in un’epoca di crisi” indaga e racconta i fattori che scatenano la mobilitazione collettiva e quelli che impediscono oggi alle persone di

Occorre mobilitare il coraggio delle persone!

“Cambiamenti – Azione collettiva e intrecci organizzativi in un’epoca di crisi” indaga e racconta i fattori che scatenano la mobilitazione collettiva e quelli che impediscono oggi alle persone di mobilitarsi nelle organizzazioni e nella società. Una raccolta di saggi scritti da alcuni professori di prestigiose università statunitensi e da un gruppo di consulenti The European House – Ambrosetti (Gabriele Colasanto, Guerino Deleo, Dayana Mejias Roman, Marco Rossella, oltre al curatore Marco Grazioli)

La riflessione sul cambiamento organizzativo ruota intorno a due concetti chiave: Movimento e Mobilitazione.

Quando usiamo la parola Movimento intendiamo una serie di azioni collettive coordinate che coinvolgono per un tempo ritenuto significativo e lungo una massa critica di persone che appartengono allo stesso contesto organizzato.

Perché si possa parlare di movimento è necessario che l’azione collettiva sia portatrice di un’idea rilevante e che coinvolga non solamente gli individui mobilitati. Le idee rilevanti sono quasi sempre innovative e molto spesso sono sotto il segno di frames di opposizione: si vestono di antagonismo.

Si può parlare di movimento solo se la massa critica coinvolta è significativa. Dalle nostre osservazioni, una massa critica comincia ad essere significativa se coinvolge il 10% del totale della popolazione per organizzazioni che superano i 10.000 dipendenti. La massa necessaria cresce fino al 25% se le organizzazioni sono di dimensioni più contenute. Ciò significa, in altre parole, che auspicare un cambiamento significativo in organizzazioni di grandi dimensioni e di grande tradizione anche storica, senza il coinvolgimento di una significativa massa critica, è puramente velleitario.

Il movimento prevede che il tempo di attivazione o di permanenza della mobilitazione sia significativo, e che le azioni collettive siano di varia natura. Attivare masse considerevoli di persone attraverso eventi di breve durata è dunque (nuovamente) velleitario, così come ripetere modalità di attivazione che, in occasioni precedenti, si sono rivelate di successo. I gruppi che si attivano hanno bisogno di stimoli sempre diversi e, in una certa misura, creativi.

La Mobilitazione è una delle dimensioni del movimento, quella più vicina all’azione. Per mobilitazione intendiamo un processo attraverso cui un attore collettivo raccoglie e finalizza le proprie risorse per il perseguimento di un obiettivo condiviso. La definizione proviene dalla sociologia politica e, in modo più specifico, dallo studio dei fenomeni di protesta. In passato questa eredità ha fatto correre il rischio che la mobilitazione venisse considerata come un’azione collettiva appannaggio degli esclusi e dei marginali o, peggio, come una patologia organizzativa. Viceversa, la mobilitazione come comportamento collettivo è una componente fondamentale del funzionamento di un’organizzazione complessa.

Ma chi sono coloro che si mobilitano all’interno di un’organizzazione?