Buona scuola il fine, Buono Scuola il mezzo (Il Giornale di Brescia)

di Angelo Santagostino, del 5 Giugno 2015

Da Il Giornale di Brescia del 5 giugno

In «Buono-Scuola per una Buona Scuola» (Rubbettino, 2015, pp. 62, euro 7) Dario Antiseri, filosofo liberale, formula e spiega una proposta a cura dei mali della scuola italiana. Argomento sempre attuale. Ancor più oggi, quando è il governo Renzi a provarsi a farla, la buona scuola.
Antiseri prima formula il quadro teorico, poi v’inserisce la sua proposta. Quadro e proposta, di stampo liberale, privilegiano la scelta dell’individuo. Il libro, pur di facile lettura e breve, è di grande spessore culturale.
Antiseri sgombra il campo da un pregiudizio. Chi difende la scuola privata non è contrario alla pubblica, ne avversa il monopolio da parte dello Stato. Non furono solo i pensatori liberali, quali Toqueville o Popper a sostenere la scuola privata, ma anche Gramsci. «Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera […] la libertà nella scuola è possibile solo se è indipendente dal controllo dello Stato». La libertà d’insegnamento ha due fondamenti: i principi di sussidiarietà e competizione. Il primo, baluardo a difesa delle libertà individuali, inizialmente formulato da Rosmini, cattolico e liberale, ha poi trovato fondamento in varie Encicliche papali, dalla Quadragesino Anno di Pio XI alla Centesimus Annus di Papa Wojtila.
Lo Stato, questa è l’essenza della sussidiarietà orizzontale, è tenuto a intervenire solo laddove il privato non riesce a farlo. Tradisce la sua funzione se si mette in concorrenza con il privato. Ancor più quando vieta al privato certe attività e se ne riserva il monopolio. Interconnesso con il principio di sussidiarietà è il principio di competizione, perché è la competizione tra idee a far avanzare la ricerca scientifica, di conseguenza chi rifiuta la competizione pone le premesse per un ritorno alla vita delle caverne. La libertà d’insegnamento, se ne può derivare, garantita dalla nostra Costituzione assieme a quella di ricerca scientifica, ha dunque bisogno di due requisiti. Primo, lo Stato non deve riservarsene il monopolio, secondo deve garantire condizioni di concorrenza tra scuole, incluse le università. Quanto è vicina o quanto è lontana la scuola italiana da questa condizione? In altre parole vi è libertà d’insegnamento? È rispettato il mandato costituzionale? L’Autore lo discute nella seconda parte del libro.
La scuola di Stato è un patrimonio da salvare, esordisce, ma la via non è avere scuole uguali. Argomento caro a tanti oppositori di questa e delle precedenti riforme. La scuola è fatta da individui, non è un’entità con una sua autonoma capacità di decisione. Non vi saranno mai due scuole uguali, perché diverse sono le persone che in esse interagiscono: presidi, docenti, studenti. Tutte le scuole possono migliorarsi attraverso la competizione. Cita Luigi Einaudi: «Senza concorrenza tra istituti statali e istituti privati, non v’ha sicurezza che l’insegnamento sia ottimo». Ma come assicurare la concorrenza tra scuole? Tramite il buono-scuola. Uno strumento semplice per una riforma di qualità.

di Angelo Santagostino

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