Quando il contesto abbatte i tassi di produttività (CorrierEconomia (Corriere del Mezzogiorno))

di Paolo Grassi, del 9 Dicembre 2013

Le cento Italie della competitività

La dimensione territoriale della produttività delle imprese

a cura di Stefano Manzocchi, Beniamino Quintieri, Gianluca Santoni

da CorrierEconomia (Corriere del Mezzogiorno) del 9 Dicembre

Stefano Manzocchi, Beniamino Quintieri e Gianluca Santoni ne «Le cento Italie della competitività: la dimensione territoriale della produttività delle imprese» (Rubbettino Editore, collana Fondazione Manlio Masi) propongono un’analisi interessante delle cause che contribuiscono a formare i divari economici e sociali fra le province del Centronord e quelle del Sud. L’impressione è che questa impostazione possa finalmente allontanare il luogo comune secondo cui l’innegabile deficit di produttività che si riscontra da Roma in giù, sia figlio soprattutto (se non esclusivamente) di fattori interni alle aziende: a cominciare dalle capacità dei rispettivi timonieri e da quanto sono fannulloni i lavoratori.
La tesi di Manzocchi, Quintieri e Santoni, infatti, è che il luogo di insediamento delle imprese influisce in modo assai rilevante sulla produttività e sulla ricchezza sia delle stesse società, sia delle persone che vi lavorano. I fattori e gli indicatori prettamente aziendali, dunque, possono spiegare solo in parte i differenziali che si osservano, anche tenendo conto della dimensione e del settore di attività delle imprese. Nel testo gli autori mettono sotto la lente un campione più che congruo: 15mila realtà industriali distribuite in ognuna delle 103 province della Penisola. Viene poi ricostruito un rankíng di aree più o meno “accoglienti” per le aziende, «sulla base del contributo di cinque fattori esterni»: le infrastrutture (di trasporto, servizi alle imprese e telecomunicazioni); le istituzioni locali, la qualità della Pubblica Amministrazione e il tasso di criminalità; lo sviluppo del sistema finanziario territoriale e i sistemi di governance; la qualità della forza-lavoro e il tasso di innovazione; le variabili di controllo a livello d’impresa. Cosa emerge da questa classifica? Quello che era sicuramente ipotizzabile: Milano è la prima area del Paese per competitività e di conseguenza per produttività territoriale. Napoli, tra le prime province del Sud, si trova sul gradino numero 77, Palermo e Bari occupano rispettivamente i posti numero 91 e 92, Potenza il 102 e Foggia chiude la graduatoria nazionale. La novità, almeno sotto il profilo filosofico, sta nel fatto che questi evidenti deficit di produttività sono imputati (soprattutto) a fattori di contesto ben chiari ed evidenti. E non è poco.

di Paolo Grassi

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