Immobilista e cattiva è l’Italia «Opzione zero» (La Gazzetta del Mezzogiorno)

di Leonardo Petrocelli, del 22 Aprile 2015

Francesco Delzio

Opzione zero

il virus che tiene in ostaggio l'Italia

Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 22 aprile

C’era una volta, e nemmeno troppo tempo fa, «l’ltalia potenza mondiale», una tigre economica che surclassava la concorrenza, spaventava inglesi e tedeschi, e sembrava candidata seriamente a un avvenire radioso. Poi la favola si è inceppata ed è iniziata la caduta verticale, amplificata dai guasti mal gestiti della crisi e dal precipitare complessivo del sistema Paese tra le nebbie sinistre di un futuro fosco. In tanti si sono esercitati nell’individuare la causa profonda della catastrofe, il famigerato «male oscuro» d’Italia, squadernando un nutrito elenco di cause e (soprattutto) concause che, oggi, è necessario aggiornare aprendo un nuovo fronte di riflessione. Lo suggerisce il pugliese Francesco Delzio – manager, saggista, docente universitario e animatore della Fondazione Vedrò – nella sua ultima fatica, l’agile pamphlet Opzione Zero. Il virus che tiene in ostaggio l’Italia (Rubbettino ed., pp. 110, euro 10,00).
Fin dalle prime pagine del testo, nel corso di un costante dialogo con la controparte, intercalato dal ricorrente «Caro Lettore», l’autore rivela con chiarezza l’idea di fondo che sostiene l’intero ragionamento. Nessuna suspense. Cosa sia il virus Opzione Zero è presto detto: «Negli ultimi 20 anni – scrive Delzio -, nella gran parte dei casi in cui un Ministro, un Sindaco, un dirigente pubblico, un grande imprenditore, un Rettore ha dovuto adottare una decisione nel nostro paese – assumendosi i rischi ad essa collegati – ha scelto in realtà l’Opzione Zero». E cioè: «Non fare assolutamente nulla, per non rischiare, per non assumersi responsabilità, per abbattere i costi del presente ignorando il futuro».
A tale deriva immobilista, che consegna il Paese a un dedalo desertificatore di decisioni rimandate e sciagure celate sotto il tappeto, a tutto svantaggio dei posteri, si aggiunge poi un’altra sciagura tipicamente italiana, la «sindrome del Palio di Siena». Esattamente come nella celebre competizione toscana, infatti, la declinazione nazionale del confronto sembra essere tutta votata al danneggiamento dell’avversario, piuttosto che al miglioramento della performance, personale e collettiva.
In totale ostaggio dei suddetti demoni, gli italiani hanno, secondo Delzio, modellato il proprio habitat in modo tale da renderlo completamente cristallizzato e del tutto inadatto ad affrontare le sfide dell’oggi. E questo da ogni punto di vista. Espletate le doverose premesse, infatti, il volume disegna un sintetico, ma articolato viaggio attraverso tutti i segmenti del vivere nazionale – politica, cultura, lavoro, pubblica amministrazione – infettati dal virus dell’Opzione Zero, non senza risparmiare randellate agli attori della politica: dal Movimento 5 Stelle (apparentemente il bersaglio preferito) fino al premier Renzi e alla sua new age, tutta slides ed ottimismo.
Particolarmente degne di nota, all’interno dell’ampio ventaglio di considerazioni sciorinate, le coraggiose riflessioni sul ruolo assunto nel tempo dalla magistratura, ormai forza tentacolare cui l’incertezza normativa delega ogni decisione finale, in barba agli auspici di Montesquieu sulla tripartizione del potere.
Nonché l’analisi che l’autore dedica alla «questione meridionale», abolita dai partiti e però riportata in auge dall’allargarsi progressivo del divario strutturale Nord-Sud. Con il risultato di dover oggi contemplare il disfacimento materiale dei distretti industriali e quello sociale di una intera generazione di inoccupati parcheggiata tra i tavolini di un bar. È questo, conclude Delzio, l’amaro frutto della celebre «teoria della normalizzazione del Mezzogiorno, in nome della quale non doveva essere fatto per il Sud nulla di più e nulla di meno di ciò che veniva fatto per il resto d’Italia. In pratica, nulla».

di Leonardo Petrocelli

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