Tra terra, acqua mani e fuoco

di Cristina Vercillo, del 29 Giugno 2015

Da il Quotidiano del Sud del 28 giugno

La prima esperienza è visiva: ti conquistano con la bellezza o ti colpiscono per un particolare originale. Poi c’è il passaggio sensoriale, tattile. Magia e potere degli oggetti. Morti eppure immortali, un legame indissolubile con l’uomo, saldati con la realtà e la cultura di un’epoca. Il viaggio della mente completa e arricchisce il momento di conoscenza. E il viaggio di Ottavio Cavalcanti alla scoperta della storia della ceramica popolare in Calabria è mentale e sensoriale, è studio, ricerca, passione.
Un viaggio durato quarant’anni e culminato in “Terra, acqua, mani, fuoco” , il bellissimo volume edito da Rubbettino che ha conquistato il premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”, XXXII edizione, patrocinata, tra gli altri, dalla Regione Veneto e che martedì sarà presentato nell’ambito delle manifestazioni dell’Expo di Milano.
Duecentodiciannove pagine finemente rilegate con una ricchissima sezione documentale fotografica. Il volume affronta per la prima volta il tema della ceramica popolare in un’ottica storico-antropologica. E non è solo interessante e piacevole da sfogliare. E’ un saggio frutto di una scrupolosa analisi fondata su autorevoli riferimenti bibliografici. Un’opera preziosa da conservare e da studiare.
A cominciare dalle ricerche etimologiche sulla parola ceramica per passare alle variegate e complesse denominazioni dialettali, al mosaico delle tipologie corredato da precise didascalie. Nozioni e curiosità in ogni pagina rendono avvincente la lettura. Particolarmente efficaci le citazioni che introducono ogni sezione del volume. Da quelle sul valore e l’importanza degli oggetti a quelle sul rapporto tra l’uomo, la terra, l’argilla e la ceramica. Si passa da Neruda a Carandini al proverbio toscano “Tutti siam di creta e Dio il vasellaio”, da Levi-Strauss a Padula ai canti popolari. La ricerca antropologica ci conduce per mano attraverso i legami con la cultura popolare, la difficoltà della catalogazione artistico-sociale, i miti e la tendenza all’antropomorfismo, quell’analogia strutturale tra vaso e corpo umano. Così, seguendo le credenze degli indiani d’America si scopre come nacque la pluralità delle razze, che il fango è sinonimo di fertilità dall’India alla Cina, alla Grecia alla Giudea e che Adamo deriva etimologicamente da “adamah”, argilla o che, secondo i Greci, la prima coppa era stata modellata sul seno di Elena. Ai miti si aggiungono i detti popolari e i canti.
Il lavoro di ricerca continua con un approfondimento sui vasai e l’indiscussa considerazione sociale di cui godevano i “signori del fuoco”. E fu proprio la Calabria – secondo quanto sostiene lo studioso Renato Peroni – la prima regione della penisola in cui furono introdotti l’uso del tornio da vasaio, la cottura in forni ad alta temperatura di vasi d’argilla depurata con decorazione dipinta e la lavorazione del ferro.
Lavoro prezioso quello dei vasai, i cosiddetti figuli, come preziosi erano gli oggetti creati perché è nel rapporto dell’uomo con gli oggetti che si identifica la cultura materiale. “Nelle case dei ricchi e dei poveri … da sempre le ceramiche sono state considerate di fondamentale importanza per le normali necessità della vita”.
Dall’uso domestico a quello estetico a quello per cacciar via le forze del negativo, funzione, espletata dalle ceramiche antropomorfe o dalle maschere apotropaiche e illustrata con immagini e attraverso un excursus di riti e pratiche comuni in Calabria. Terra di superstizione ma anche di antica tradizione come dimostrano le tante immagini di maestri vasai al lavoro e le testimonianze di cronisti, storici, viaggiatori cui Cavalcanti attinge per la sezione dedicata ai numerosi e prestigiosi centri di ceramica calabrese. Un lunghissimo elenco in ordine alfabetico con informazioni di grande interesse storico. Un lavoro certosino come quello delle denominazioni e tipologie degli oggetti, reso ancor più difficile dalla complessa trama di aree culturali della Calabria, dove manufatti identici possono avere denominazioni diverse e denominazioni identiche possono indicare manufatti diversi.
Una piccola appendice sui vasai e sui fornaciai in Calabria, Italia meridionale, Sicilia e Grecia, che riprende il lavoro dei studiosi R. Hampe e A. Winter, apre l’ultima sezione del volume dedicata ai manufatti. Una sorta di documentario fotografico ricavato da musei e collezioni private. tavole con attrezzi e vasellame da cucina, ceramiche da mensa, immagini devozionali, manufatti vari.
Un tripudio di colori, il fecondo incontro di terra, acqua, mani e fuoco.

Di Cristina Vercillo

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