Tanti auguri a “Wikipedia”, figlia delle idee di von Hayek (Ilgiornale.it)

di Carlo Lottieri, del 15 Gennaio 2016

Da Ilgiornale.it, 15 gennaio

Quindici anni fa, il 15 gennaio del 2001, nasceva Wikipedia; la più grande enciclopedia della storia, che oggi conta ben 35 milioni di voci in 280 lingue.
La sua creazione si deve a due americani Jimmy Wales e Larry Sanger i quali immaginarono di dare vita a un dizionario globale caratterizzato da una serie di specificità: la prima delle quali è che si tratta di un contenitore costantemente in trasformazione e redatto da milioni di autori sconosciuti.Anche se esistono alcuni meccanismi di controllo, poiché ogni comunità linguistica seleziona i soggetti più attivi e affida loro la definizione dei lemmi maggiormente controversi, Wikipedia è essenzialmente uno spazio aperto al quale ognuno può accedere e dare un proprio contributo: inserendo una voce nuova o integrando quelle già esistenti. In tal modo, diversamente dalle enciclopedie tradizionali, essa è in grado di fornirci i dati essenziali del più minuscolo villaggio filippino o del migliore esperto brasiliano di studi classici.Quello che pochi sanno, però, è che dietro tale realtà di successo (criticata e criticabile, ma oggi difficilmente sostituibile) vi è un’intuizione che ha origine nel miglior pensiero liberale del Novecento. Come lo stesso Wales ha ammesso, l’idea di porre le basi per questa enciclopedia a libero accesso nacque riflettendo su una delle idee cruciali di Friedrich von Hayek, che negli anni Trenta e Quaranta scrisse alcuni articoli di basilare importanza sul carattere disperso della conoscenza. Sforzandosi di comprendere il modo in cui opera una società libera (e le ragioni del fallimento dei sistemi pianificati), l’economista austriaco rilevò che non esiste soltanto la conoscenza degli scienziati e dei tecnologici, pure molto importante. Accanto a questa, vi è un altro tipo di sapere, di carattere fattuale, che è ripartito tra gli esseri umani in maniera assai più egualitaria: in ragione del fatto che anche un premio Nobel se si trova in una città sconosciuta può ragionevolmente rivolgersi al primo passante e domandare dove si trova una specifica via o un buon ristorante.Se queste informazioni, rilevò Hayek, nessun pianificatore può raccoglierle, mentre l’economia di mercato grazie alla sua struttura decentrata riesce a gestire assai meglio tale problema. Ed è proprio muovendo da qui che gli ideatori di Wikipedia pensarono di fare appello alle conoscenze possedute dalle persone comuni al fine di dotare l’umanità di uno strumento che ci permetta di sapere, ad esempio, che la Nippon Music Foundation è stata creata nel 1973, che il governatore dello stato indiano del Tripura si chiama Tathagata Roy e che sull’isoletta francese della Réunion il 6,7% della popolazione è di religione induista.Grazie a Wikipedia la conoscenza è diventata disponibile anche a quanti non disponevano dell’Enciclopedia Britannica (che non a caso nel 2010 ha pubblicato la sua ultima edizione cartacea, in ben 32 volumi). Eppure non mancano argomenti contro il successo della creatura di Wales e Sanger.Il principale limite di questo strumento è che come larga parte della rete tende a imporre una prospettiva orizzontale. Nel mondo delle enciclopedie tradizionali era ben più chiaro che non ogni fenomeno (persona, avvenimento, istituzione) era meritevole di essere incluso tra i lemmi da offrire al lettore. Questa selezione delle voci, e anche il modo in cui erano trattate, poteva certamente essere viziata da pregiudizi ideologici: non solo nel caso della Grande enciclopedia sovietica, periodicamente aggiornata sulla base delle esigenze del regime. Il filtro dei curatori aveva comunque una sua legittimità, anche se poteva essere usato in maniera distorta.Una società anti-elitaria in cui chiunque può farsi coautore è invece più fragile ed esposta al diffondersi di strane credenze e superstizioni. E non è un caso che nel nostro tempo tutti leggano ossessivamente ciò che i propri amici scrivono in Facebook o Twitter, mentre meno attenzione è prestata ai fondi del Time o di Le Monde. Non tutto è quindi da apprezzare in questa rivoluzione wikipediana (in parte criticata anche da Sanger stesso), che pure ha comportato significativi benefici e uno in particolare.Wikipedia è infatti una realtà di volontariato: non ricerca profitti e nemmeno vive di coercizione, estorcendo tasse ai detentori di ricchezza. Contrariamente a quanto pensano in molti, nel cuore umano esiste spesso la propensione a realizzare cose (scrivere testi, correggere voci altrui, dibattere questioni complesse) anche senza chiedere un compenso monetario e neppure ricercare visibilità. Quanti redigono a vario titolo Wikipedia non soltanto non sono retribuiti, ma neppure utilizzano il loro nome. Spesso sono gratificati dal semplice fatto di contribuire a un’impresa che aiuta a diffondere la cultura.In questo senso tale enciclopedia hayekiana potrebbe rappresentare l’avanguardia di una nuova socialità interattiva, strutturata attorno a intuizioni originali e nuove tecnologie, la quale ci mostra come si possa promuovere la conoscenza e metterla a disposizione di tutti anche senza ministeri, burocrazie, sovrintendenze.

di Carlo Lottieri

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