Ricolfi boccia Viesti e Cassano e dice no a Barca ministro (Corriere del Mezzogiorno)

di Paolo Grassi, del 19 Febbraio 2014

da Corriere del MezzogiornoCampania (Corriere della Sera) del 19 febbraio

Il quadro comunitario di sostegno (Qcs) che va sotto il nome di Agenda 2007-2013 assegnava a Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata qualcosa come 34 miliardi di euro, di cui 12,5 cofinanziati dallo Stato. Ebbene, siamo nel 2014 – dunque a tempo (formalmente) scaduto – e, dati del Governo alla mano, il livello di attuazione complessivo del programma non arriva al 45%. Con il (concreto) rischio di vedersi disimpegnare, entro il 2015, anno in cui il gong sarà definitivo, un bel po’ di risorse. Di contro, i fondi effettivamente spesi, comunque non pochi, non hanno sortito effetti concreti; al pari di quanto era avvenuto già per i precedenti Qcs. Prova ne siano le statistiche più recenti. Al termine dell’ennesimo anno di crisi, quello appena trascorso, il Mezzogiorno ha infatti bruciato una significativa fetta della propria ricchezza: dal 2007 sono ben 43,7 i miliardi di Pil perduti dall’economia meridionale. Non va meglio se si guarda all’occupazione: sempre nello stesso arco di tempo, si stimano oltre 604mila posti in meno. A subire di più questa situazione sono stati i giovani (15-24 anni): il tasso di disoccupazione specifico passa dal 32,3% del 2007 al 50,6 del 2013. Nel medesimo periodo il Mezzogiorno ha fatto registrare una contrazione dell’export pari all’11,9%. «La conferma che nel Mezzogiorno c’è un grave problema: le risorse che arrivano vengono gettate letteralmente alle ortiche. E poi al Sud resta radicato,
Mentre impazza il totonomi per gli aspiranti ministri del Renzi I, Corrieredelmezzogiorno.it lancia un sondaggio su chi vedreste meglio a Palazzo Chigi. I primi tre: Raffaele Calabrò (43%), seguono: Raffaele Cantone (21,3%), Vincenzo De Luca (19%). Si vota su www.corrieredelmezzogiorno.it troppo radicato, un sistema assistenzialista che da qualche anno si sta diffondendo, come un virus, anche nell’altra Italia: quella centro-settentrionale». Il sociologo torinese Luca Ricolfi, responsabile scientifico dell’Osservatorio del Nord-Ovest, editorialista de La Stampa e autore – tra l’altro – del Sacco del Nord e de La Repubblica delle tasse – va sempre dritto al cuore del problema. Martedì prossimo esce il suo nuovo libro (per Mondadori): L’Enigma della crescita. Sottotitolato: Alla scoperta dell’equazione che governa il nostro futuro. «L’ultimo capitolo, il quindicesimo – riprende Ricolfi – è dedicato in buona parte proprio al Meridione e a quella che io definisco deriva signorile. Perché se nelle società tardo medioevali erano pochissimi quelli che vivevano alle spalle degli altri, ora sono più di un terzo e vampirizzano sia gli stessi sudisti sia gli sgobboni del Nord». Ma, prosegue il politologo piemontese, «se è vero che nel Mezzogiorno c’è ancora una forte componente parassitaria, è altrettanto innegabile che pure nel Settentrione e in larghe fette di Europa la società sta diventando parassitaria. Le condizioni si omologano verso il peggio, insomma, e urgono soluzioni». Quali? «In talune aree del Paese, a Sud come a Nord, lo stato dovrebbe battere in ritirata. Territori franchi in cui dovrebbe essere possibile una contrattazione diretta tra imprese e lavoratori, con la parte pubblica che entra in gioco solo in minima parte. Posso anticipare che stiamo lavorando a una proposta di accordo quadro innovativa, sul tema.
Un contratto di lavoro specifico che presto sarà lanciato ufficialmente». E qui entra in gioco la politica, il governo che sta per nascere: «Gianfranco Viesti (sul Mattino, ndr.) scrive che Renzi, se vuole avere prospettive di successo deve partire dal Meridione? Premesso: considero l’economista pugliese tendenzioso. Io, che mi definisco nordista, mi ritengo un moderato rispetto a lui, che, peraltro, a mio
parere continua ad arrampicarsi sugli specchi. Ecco, chiedere a lui di Sud è come domandare a un arabo cosa ne pensa della poligamia». E Fabrizio Barca ministro? «Anche in questo caso è necessaria una premessa: «Considero Barca una persona seria, uno che studia è può vantare un approccio scientifico alle cose di cui si occupa. Però se fossi Renzi non lo nominerei nel suo governo perché la politica che deve portare avanti è opposta a quella professata dal buon Fabrizio. Magari potrebbe fare il consigliere del premier…». Ma non finisce qui: «Nella polemica con Nicola Rossi sulla nuova programmazione, ossia sulle politiche
per il Sud promosse dal dipartimento per la coesione e lo sviluppo del dicastero dell’Economia, struttura di cui Barca è stato responsabile a lungo, do piena ragione alle critiche mosse dal prof di Andria». Se poi discute di pensiero meridiano…: «Franco Cassano è un caro collega, molto poetico. Ma penso che lui immagini quella del Sud come una società superiore. Certo, quello dei sudisti è sicuramente un modo di vivere superiore: avete cibo ottimo, mare meraviglioso, tempi a dimensione d’uomo. Se poi vi riusciste a mantenervi anche per conto vostro….». Eppure ci sarà un economista del Sud che le piace? «Certo che c’è: Piercamillo Falasca, autore di Terroni 2.0». Colui che ha definoto quelli che lasciano il Mezzogiorno per studiare e lavorare altrove, «veri e propri rivoluzionari» capaci di affermare una loro personalissima «dichiarazione d’indipendenza», rinunciando alla rete di protezione che li circonda, scegliendo di farsi artefici del proprio destino e non vivacchiare in perenne attesa del «posto», del «favore», del «permes-
so».

di Paolo Grassi

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