Quei calabresi liberi della Repubblica (Il Quotidiano della Calabria)

di Maria Francesca Fortunato, del 24 Maggio 2013

Da Il Quotidiano della Calabria – 24 maggio 2013


Spartaco Pupo “scava” nella rivoluzione del 1799

Il bicentenario dei moti del 1799 è stata l’occasione per la ripresa di studi e riflessioni sulla rivoluzione giacobina e l’antirivoluzionesanfedista a Napoli e nelle province del regno. Spartaco Pupo, ricercatore di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università della Calabria, proprio nel ‘99 per i tipi della Pellegrini aveva pubblicato “Le ragioni culturali della Rivoluzione del 1799 in Calabria”, testo in cui passava in rassegna i numerosi intellettuali calabresi, protagonisti di quella intensa stagione. Su quel temi e sul rapporto tra la Calabria repubblicana del 1799 e l’Illuminismo napoletano, Pupo è ritornato nel suo ultimo libro “Il pensiero riformatore calabrese. Gli intellettuali e la Repubblica del 1799” (Rubbettino, 157 pagine, l2 euro), presentato anche allo stand Calabria del Salone del Libro di Torino. La Calabria del 1799 non è solo quella che ingrossa le file dell’esercito del cardinale Ruffo, ma è anche quella che pianta i suoi “alberi della liberta” nelle municipalità repubblicane nate sull’onda della breve esperienza della Repubblica partenopea e che si segnala nel Regno per le idee, gli scritti, l’impegno civile dei suoi filosofi, economisti, giuristi. Pupo si propone di dimostrare che questo «vasto movimento di idee, riformatore, repubblicano e realista» (pag. 8) che dei fatti del 1799 ha costituito il «background intellettuale» (ibidem) in Calabria abbia rappresentato un «risveglio vero».(p.11) e non limitato a poche eccezioni, come riferì lo storico Gaetano Cingari.

Il libro prende le mosse dalla Napoli di Ferdinando IV e dai moti del 1799 e dall’ambiente culturale che nasce intorno ad Antonio Genovesi, Gaetano Filangieri, Francesco Mario Pagano e che ha già importanti interlocutori calabresi come Francescantonio Grimaldi di Seminara, appartenente ad un’ illustre famiglia genovese. I riformatori calabresi, che saranno protagonisti della stagione repubblicana e che Pupo passa in rassegna nell’ultimo capitolo – dopo aver dato conto della nascita delle repubbliche calabresi e dell’orientamento regalista e anticuriale di metà 700 – si formano pressoché tutti nell’alveo di quell’illuminismo “conservatore” manifestando un orientamento realista, antirousseauiano e antiradicale. Tra di loro ci sono anche martiri destinati a morire sul patibolo dopo la caduta della Repubblica partenopea come Vincenzo De Filippis, Pasquale Baffi, Gregorio Mattei. «La Repubblica – scrive Pupo a pagina 15 – è nata dal coraggio intellettuale e dall’impegno pubblico dl calabresi liberi che, sull’esempio dei più influenti intellettuali napoletani, hanno contribuito con pari dignità ed entusiasmo, a rappresentare per davvero l’alba del nostro Risorgimento».

Di Maria Francesca Fortunato

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