Quando il Duce era socialista (Storia in Rete)

di Aldo G. Ricci, del 26 Giugno 2014

Nicholas Farrell, Giancarlo Mazzuca

Il compagno Mussolini

La metamorfosi di un giovane rivoluzionario

da Storia in Rete del 26 Giugno

“Mussolini il rivoluzionario”. Così titolava il suo massimo biografo, Renzo De Felice, il primo volume della sua monumentale opera dedicata al fondatore del Fascismo. Si trattava della prima biografia scientifica dedicata al Duce, oggetto, prima degli studi defeliciani, di lavori viziati da preconcetti ideologici. La biografia defeliciana fu una svolta nello studio del Fascimo. Dalla classica distinzione defeliciana tra “Fascismo movimento” e “Fascismo regime” prese le mosse una riconsiderazione complessiva del fenomeno, attraverso un uso innovativo e sistematico delle fonti documentarie. Lo stereotipo del Fascismo come strumento della reazione avviata per tutelare gli interessi del capitale e degli agrari, quasi fosse stato “inventato” da questi per difendersi dal “pericolo rosso” è uno stereotipo poi divulgato all’infinito fino a diventare un luogo comune; ebbene quello stereotipo da allora divenne sempre più residuale, lasciando il posto a studi più meditati e pronti a confrontarsi con la complessità di questo fenomeno. “Mussolini il rivoluzionario”, dunque, perché così mosse i suoi primi passi nella vita e in politica, anche quando diede vita ai Fasci di Combattimento, e continuando a conservare molti tratti di questo suo imprinting anche negli anni successivi, fino a tentare di recuperarli nel crepuscolo dei mesi della RSI. Quindi il compagno Mussolini, anche se per molti ex solidali dopo la svolta interventista della fine del 1914 fu soltanto un traditore. E proprio con questo titolo Compagno Mussolini esce un libro scritto a due mani da Nicholas Farrell e Giancarlo Mazzucca, due giornalisti che vantano già precedenti lavori nel campo della saggistica. Una biografia che segue il futuro Duce dai primi passi in una famiglia divisa tra un padre anticlericale e socialista e una madre devota, fino alla delusione per l’insuccesso delle liste fasciste nelle elezioni del 1919, in pieno Biennio Rosso. Ed è una biografia che sa profondamente di Romagna, ovvero che sa restituire le passioni, le contraddizioni, i contrasti feroci, le abitudini quotidiane di una terra che i due autori conoscono profondamente, uno per scelta di vita (Farell), l’altro per nascita (Mazzucca). Va detto anche che il libro è scritto in modo accattivante, pieno di particolari e di aneddoti, ma anche di documentazione di prima mano che porta un contributo significativo per far luce sulle famose tanto discusse fonti di finanziamento che consentirono a Mussolini di tenere in vita “Il Popolo d’Italia”.

I documenti provenienti dall’archivio dell’università di Cambridge provano i finanziamenti inglesi nel gennaio del 1918, quando, dopo Caporetto, si temeva che l’Italia uscisse dal conflitto. I due autori seguono la vita del “monello irrequieto e manesco”, come si definiva lo stesso Duce in una sua autobiografia, dagli studi in seminario alle risse di strata come giovane capobanda, ai primi incarichi di insegnamento come maestro, seguendo la strada della madre. Una fame di conoscenza appagata attraverso letture impegnative anche se non sistematiche. La passione per le donne, coltivata fin da giovane, che lo avrebbe portato a incontri decisivi per la sua formazione, come quelli con Angelica Balabanoff, Leda Rafanelli e Margherita Sarfatti. La vita da deracinè degli anni giovanili che lo porta da un paese all’altro, con frequenti soste in galera. Poi, nel 1909, la svolta: l’affermazione nel movimento sociale forlinese, con l’incarico di direttore del giornale locale “La lotta di classe” e l’unione con Rachele. Mussolini emerge come leader del congresso di Reggio Emilia del 1912, dove, con un intervento incendiario, ottiene l’espulsione degli odiati riformisti. Ormai è un esponente di primo piano dell’ala massimalista che gli apre la strada per Milano e la direzione dell’ “Avanti”. Ha solo 29 anni. Si arriva così, al 1914, l’anno delle scelte. Ancora nel luglio Mussolini si era dichiarato contro la guerra, ma la scelta dei socialisti tedeschi e francesi a sostegno dei rispettivi governi, l’odio per l’Impero austro-ungarico oppressore dei popoli e delle nazionalità, spingono il futuro Duce a una riconsiderazione critica della linea della neutralità assoluta adottata dai socialisti italiani. Il 18 Ottobre del 1914 esce il famoso editoriale “Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva”, con la quale Mussolini invitava il partito a non rimanere immobile in un mondo prossimo a radicali cambiamenti. Tre giorni dopo le dimissioni da direttore su pressione della direzione del partito. Il 15 Novembre usciva il primo numero de “Il Popolo d’Italia” sul quale Mussolini invocava l’intervento al fianco dell’Intesa in nome del socialismo e della rivoluzione contro l’imperialismo germanico. Subito espulso dal Partito socialista, imboccava una strada solitaria che lo avrebbe portato, dopo la guerra e sempre in nome della rivoluzione socialista, a fondare i Fasci di Combattimento, destinati a segnare la storia del Novecento.

di Aldo G. Ricci

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