Quando il calcio racconta le vite (Il Gazzettino)

del 28 Giugno 2013

Da Il Gazzettino del 28 giugno 2013

Il 23 giugno 1973 il governo uruguayano si trasformava – dopo anni di violenze e torture – in una dittatura che sarebbe durata 11 anni. Bisogna ricordarsi anche questo per leggere la filigrana del romanzo di esordio di Stefano Martelli, brianzolo transfuga per lavoro (scrive sottotitoli) alla Tv svizzera. Il titolo “Altre stelle uruguayane” (Rubbettino, 14 euro) sottende solo all’epica calcistica degli anni ’20 e ’30, e dei successivi anni “degli oriundi”. Ma la storia è tutta splendidamente datata in un’epoca che noi abbiamo chiamato dei telefoni bianchi, subito dopo la prima guerra mondiale. E’ una storia-ponte tra il Sudamerica e l’Italia di Mussolini, una vicenda di verità fortissime, sentimenti solidi e duri come i colpi delle mezze ali ad un pallone di cuoio grezzo. In questi giorni di atmosfere calcistiche latino americane questa lettura trascina nostalgie mai assopite verso le grandezze in bianconero raffigurate da Sauro, un barbone “brujo” che di nome fa Nesto Bordesante, un cognome italiano rubato ad un amico. E gli “amici” perdonano tutto, o cercano di toglierti di mezzo. El Brujo ha due, forse tre vite differenti e le mette tutte nel campo delle storie che deve attraversare anche Sauro, impantanato in un continente che lo sta stritolando. Stefano Marelli sa che le storie di futbol possono diventare divine se non uccidono per noia. E sottotitoli ogni sentimento dei suoi protagonisti con leggerezza e passione; ma anche con profonda nostalgia per il tempo nel quale l’epopea dei calciatori “stelle celesti” era grande sulla faccia della terra. E i sogni sapevano di cuoio. 

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